Non c’è proprio mai pace per le tribolate banche venete. A sorpresa, secondo quanto riferisce oggi il settimanale “Milano Finanza”, la Dg Competition dell’Unione europea ha chiesto urgenti chiarimenti al Tesoro sui rimborsi previsti dalle due banche ai soci per le perdite pregresse sulle azioni. La Ue teme che la transazione, che si è chiusa con successo nei giorni scorsi e che può togliere un pericoloso contenzioso sul futuro delle due banche, possa essere in conflitto con la garanzia pubblica delle obbligazioni e, in prospettiva, con l’intervento dello Stato nel capitale, da cui dipende – insieme alla fusione – il salvataggio della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.
Il Tesoro dovrà fornire chiarimenti entro lunedì 3 aprile ma è singolare che la Ue si svegli adesso, malgrado l’operazione rimborsi fosse nota da mesi e dovrà essere certificata dai due cda la settimana prossima.
Più fiduciose si mostrano invece ledue banche sul rapporto con la Bce che giovedì ha lanciato segnali di apertura sulla fusione e che a breve deve dire se considera o no solvibili la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, lasciapassare decisivo per potere avviare l’aumento di capitale da 5 miliardi con l’intervento del Tesoro e poi la fusione. Ma il tempo stringe e il salvataggio è appeso a un filo. Sia perchè i conti delle due banche sono disastrosi, sia perchè capitali e risparmiatori fuggono temendo il bail-in e sia, infine, perchè la liquidità è ridotta al lumicino e rischia, fra poco, di non bastare più nemmeno per pagare gli stipendi dei dipendenti dei due istituti.
Proprio ieri il cda di Veneto Banca ha preso atto che le perdite del 2016 si aggirano sul miliardo e 400 milioni, un po’ meno di quelle della Popolare di Vicenza, che l’anno scorso ha perso 1,9 miliardi di euro. Insomma, piove sul bagnato e per le banche venete la strada resta in salita.