All’indomani del via libera del Consiglio di Stato alla realizzazione del Tap, il gasdotto dell’Adriatico che collegherà l’Italia all’Azerbaijan passando da Paesi come Grecia, Turchia e Albania, è già tempo di proteste sul territorio. La tensione è altissima in località San Basilio, a Melendugno, presidiato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa.
Di prima mattina le forze dell’ordine hanno rotto il cordone di circa 300 attivisti contrari alla realizzazione dell’infrastruttura e, quindi, allo spostamento degli alberi, che si erano stesi davanti all’ingresso del cantiere per impedire l’entrata dei mezzi, riferiscono fonti della pubblica sicurezza.
Anche nel primissimo pomeriggio ci sono state nuove cariche della polizia contro una cinquantina di manifestanti fermi davanti al cantiere. Tra di loro ci sono anche alcuni sindaci dei comuni della zona. Qualcuno è stato colto da malore e sono state chiamate le ambulanze del 118, riferiscono alcuni dei manifestanti sul posto. I tafferugli sono durati alcuni minuti e ci sarebbero due contusi.
Gli operai della Tap sono nuovamente al lavoro per l’espianto dei rimanenti ulivi: 33 sono già stati spostati su 211 complessivi, di cui alcuni monumentali. Ieri il Consiglio di Stato ha dunque dato il via libera alla realizzazione del Tap, respingendo gli appelli proposti dalla Regione Puglia e dal Consiglio comunale di Melendugno e ritenendo che la valutazione di impatto ambientale resa dalla Commissione Via avesse vagliato tutte le problematiche naturalistiche. Riconosciuto anche l’avvenuto rispetto del principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato.