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Draghi scalda le Borse. A Milano balzo di banche e Poste

I listini europei chiudono in rialzo ad eccezione di Londra. Dopo la riunione della Bce che ha confermato lo stimolo all’economia, a Piazza Affari prendono il volo Bper, Ubi e Mediobanca. Corre Parmalat. Sul fronte opposto, Stm recupera in chiusura dopo il tonfo di metà giornata. Risale l’euro sul dollaro, spread in lieve calo ma schizza il rendimento dei Btp. Giornata negativa per il petrolio.

Le parole di Mario Draghi scaldano i mercati, raggelati dall’andamento del petrolio. Il Ftse Mib chiude in rialzo, +0,46%, 19.571 punti, sorretto in gran parte dai titoli bancari. Il numero uno della Bce ribadisce la politica attuata fin qui, anche se rivede le stime del Pil e dell’inflazione al rialzo: tassi invariati e QE da 80 a 60 miliardi al mese da aprile a fine anno, poi si vedrà. Il programma potrà essere esteso nel tempo finché non sarà osservato un sostenuto aggiustamento del sentiero dell’inflazione. Il rischio deflazione sembra scongiurato, ma il recente aumento dei prezzi, è trainato da prodotti energetici e alimentari, mentre la crescita del dato ’core’ resta moderata. Una visione che trova immediato riscontro nel balzo all’indietro del petrolio (Wti), che in giornata scende sotto la soglia dei 50 dollari al barile, come non accadeva dal meeting dei paesi Opec di novembre. Pesa il dato sulle scorte Usa, ma anche il rischio che il cartello non rinnovi l’accordo sulla produzione ridotta nel secondo semestre dell’anno. Il Brent scende del 2,13% 51,98 dollari al barile.

Così, prese fra due fuochi, le principali piazze europee si fermano comunque in territorio positivo, tranne Londra, -0,27%. Madrid svetta con un rialzo dell,1,5%, Parigi +0,42%, Francoforte +0,09%. Wall Street, dopo qualche giorno di tentennamenti, ritrova un moderato slancio, con i tre listini maggiori in frazionale rialzo. 

Grazie allo scampato pericolo deflazione l’euro rialza la testa contro il dollaro, ma poi limita la crescita allo 0,37%, 1,058.  L’oro continua a muoversi al ribasso: -0,25%, 1204.15 dollari l’oncia. 

Sul fronte obbligazionario: lo spread del decennale italiano col Bund chiude a 187.80 punti (-0,56%); il rendimento schizza 2,31%, massimo da un mese “in ragione – scrive Reuters – di una retorica meno accomodante” da parte di Eurotower. Ai massimi da un mese anche il tasso del decennale tedesco, in area 0,43% da 0,36%.

In Piazza Affari si distinguono positivamente i finanziari, fra cui le banche di maggior peso specifico come Intesa +2,49% e Unicredit +0,88%. Volano Ubi +3,19%, Bper +3,33%, Mediobanca +2,63%. In controtendenza Azimut, -1,12%, dopo i conti 2016 in flessione. Fuori dal comparto svettano Generali +1,15%; Luxottica +1,4%; Mediaset +1,83%; Moncler +1,25%; Poste +3,19%; Snam +2,37%; Telecom +1,36%; Ynap +1,52%.

Sull’altra sponda siedono Stm, -2,7%, penalizzato dalle voci di possibili ritardi nelle forniture di componenti per Apple. L’andamento dell’oro nero e i dubbi sul futuro travolgono i petroliferi. Saipem -2,67% e Tenaris -3,16%. In ribasso anche Eni -0,68%, che  ha firmato un accordo con ExxonMobil per la cessione del 25% nell’offshore del Mozambico, un deal da 2,8 miliardi.   

Arretra Fca -1,34% e, fuori dal paniere principale, anche la Juventus perde il 5,09% dopo il boom di ieri. Fra i titoli a minor capitalizzazione prosegue la corsa di Parmalat (+5,09%), dopo il rialzo dell’Opa di Lactalis da 2,8 a 3 euro per azione.

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