Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha trasmesso ieri alla Commissione europea il “Rapporto sui fattori rilevanti che influenzano la dinamica del debito pubblico italiano, alla luce dei quali i risultati raggiunti possono essere considerati più che soddisfacenti”. È quanto si legge in una nota pubblicata sul sito del Tesoro. Il riferimento è alla risposta dell’Italia a Bruxelles dopo la richiesta di un aggiustamento dei conti pubblici da 3,4 miliardi (lo 0,2% del Pil).
“In merito al presunto scarto tra il saldo di bilancio previsto per il 2017 dal Governo e il margine ritenuto necessario dalla Commissione onde ridurre progressivamente il debito pubblico – prosegue la nota – con la lettera di accompagnamento al Rapporto il Ministro indica le iniziative di politica economica capaci di colmare questa eventuale differenza”.
Nella definizione della politica economica di medio periodo, e quindi in vista del Def, “il Governo prenderà tra l’altro provvedimenti di contrasto all’evasione fiscale in continuità con quelli già adottati nel recente passato, estendendone la portata, e di riduzione della spesa, anche grazie alla nuova modalità di costruzione del bilancio dello Stato entrata in vigore con la riforma completata nel 2016”, conclude il Tesoro.
A questo punto, sull’Italia incombe, sempre più concreto, il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione Ue. La lettera inviata ieri sera da Padoan, a detta di Bruxelles, è troppo ambigua sui tempi delle misure che il governo intende prendere. L’ultimo tentativo di evitare la bocciatura è affidato al prossimo incontro a Malta tra Jean Claude Juncker e il premier Paolo Gentiloni.
Intanto, il costo per assicurarsi dal default del debito sovrano italiano (credit default swap) a 5 anni ha toccato ieri i 173 punti base, massimo dal 5 dicembre, il giorno dopo il referendum costituzionale che ha portato alle dimissioni di Matteo Renzi.