Mario Draghi tiene duro. Nonostante le pressioni della Germania, che chiede a gran voce l’avvio di una stretta monetaria, oggi il Presidente della Banca centrale europea ha confermato in toto la linea accomodante di Francoforte: i tassi d’interesse rimangono al minimo storico e il quantitative easing proseguirà come previsto.
“Non abbiamo discusso il tapering in questa rione – ha chiarito Draghi – e non abbiamo discusso il tapering nella passata riunione. È ovvio che un giorno arriverà il momento di farlo, ma ancora non ci siamo. Quando sarà il momento ne discuteremo approfonditamente”.
Secondo il numero uno dell’Eurotower, “vi sono alcuni segni di una ripresa globale in qualche misura più solida, ma i rischi nell’Eurozona restano orientati al ribasso”. L’inflazione dell’area euro “è aumentata a come da attese”, prevalentemente a riflesso degli aumenti dell’energia, e per i mesi a venire la Bce prevede ulteriori rafforzamenti. “Ma l’inflazione di fondo resta sottotono. Il Consiglio continuerà a valutare se la risalita dell’inflazione sia transitoria e se abbia effetti diffusi”.
“Non vediamo nell’area dell’euro alcun Paese con un debito pubblico insostenibile – ha detto ancora Draghi rispondendo a una domanda su possibili nuove crisi in Europa quando sarà venuto il momento di ridurre gradualmente lo stimolo monetario – Nel caso della Grecia c’è un programma in corso e ci sono negoziati tra il Governo e i responsabili del piano di aiuti di cui tutti siete informati”.
In merito alla possibilità che la Bce aiuti più del dovuto i Governi di alcuni Paesi in difficoltà, in particolare quelli della sponda sud dell’euro e, nella fattispecie l’Italia, Draghi ha detto di voler rispondere “quanto avete visto negli ultimi cinque anni, avete visto che abbiamo sempre agito in modo totalmente indipendente, guidati solo dal nostro mandato e dal nostro obiettivo che è quello della stabilità dei prezzi. Abbiamo fornito molte prove della nostra indipendenza in questi anni e la storia è assolutamente a nostro favore”.