I mercati si avvicinano al Capodanno tra scambi ridotti. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib sale dello 0,18% poco sotto quota 19,400 punti. Poco sopra la parità le altre borse europee. L’indice Nikkei della Borsa di Tokyo è riuscita a chiudere piatto nonostante il calo delle azioni Toshiba – 11,62% che ha annunciato per una svalutazione di “diversi miliardi di dollari” per una società americana acquistata lo scorso anno dalla sua controllata nucleare Westinghouse
A muovere il listino italiano è ancora una volta Mediaset +5,39% a quota 4,226 euro dopo una sospensione per eccesso di rialzo. Il titolo viene spinto dalla notizia dell’annullamento della multa da 51,4 milioni di euro inflitta dall’Antitrust in relazione all’assegnazione dei diritti TV del campionato di calcio nel triennio 2015-18. Ad annullare la sanzione è stato il TAR del Lazio, ma è già previsto un appello di fronte al Consiglio di Stato.
Il gruppo del Biscione ha intanto confermato che presenterà il nuovo piano industriale triennale a Londra intorno alla metà di gennaio, nonostante le note vicende societaria che hanno visto nelle ultime settimane Vivendi diventare secondo socio del gruppo con il 29,94% dei diritti di voto. Nulla di nuovo da segnalare su questo fronte.
Ancora mosso invece il titolo Telecom Italia, +1,64% sulla scia delle ipotesi su un possibile ingresso di Cassa Depositi e Prestiti nel capitale della società, per impedire a Vivendi e a Vincent Bolloré di vendere la loro quota di Telecom ad Orange, nel quadro della scalata a Mediaset.
Vola Parmalat +9,73% a 2,82 euro, in linea con l’Opa totalitaria lanciata stamane da Sofil, società del gruppo Lactalis che per la parte di capitale non ancora posseduto (il 12,26%) ha offerto 2,8 euro per azione, con un premio dell’8,5% sul prezzo del 23 dicembre. L’obiettivo dell’offerta, si legge in una nota, è di “conseguire la revoca della quotazione”.
Poco mosse le banche dopo la decisione della Bce di alzare la richiesta di aumento di capitale per Monte Paschi (sospeso) da 5 miliardi a 8,8 miliardi. E’ stato convocato d’urgenza un Cda dell’istituto. La ricapitalizzazione precauzionale per colmare una carenza di capitale di 8,8 miliardi emersa con lo stress test di luglio scorso sarà coperta probabilmente con un intervento del Tesoro attorno a 6,5 miliardi.
La banca ha 4,2 miliardi di obbligazioni subordinate, di cui circa 2 miliardi in mano al retail. Il Tesoro quindi intanto coprirebbe la differenza tra 8,8 e 4,2 miliardi, cioè 4,6 miliardi. Poi, sulla base del meccanismo di compensazione individuato con il decreto pre-natalizio, andrebbe a rilevare le azioni rivenienti dalla conversione dei subordinati retail, qualcosa meno di 2 miliardi ipotizzando che nel frattempo una parte sia passata a investitori istituzionali.
Unicredit scende dello 0,2%, Intesa -0,1%, Ubi è piatta.
Solo pochi giorni separano Banco Popolare -2,52% e Banca Popolare di Milano -2,77% dalla fusione; Venerdì Fitch ha declassato i rating (BB- da BB) in vista della fusione dei due istituti in un gruppo unico. Secondo l’agenzia la nuova società sarà caratterizzata da una qualità degli asset più debole della media di settore, con conseguente pressione sulla patrimonializzazione.
I due gruppi hanno siglato un accordo per il post fusione, che prevede 2.100 uscite e 400 assunzioni.
Sale Saipem +1,75% a pochi giorni dall’entrata in vigore dei tagli dei produttori di greggio. Eni +0,3%.
Guadagna Fiat Chrysler +1%, poco mossi gli altri titoli industriali. Grazie a un rally del +65% da inizio ottobre il titolo è riuscito ad azzerare la perdita da inizio anno, il bilancio sul prezzo di oggi è +1%.
Tra le small caps Tiscali sale del 4,9%, dopo l’accordo con cui ha dato in gestione a Engineering Ingegneria Informatica i propri servizi di Information Technology.