Ultima chiamata per l’alta classifica. O quantomeno per quella altissima, visto che, né Napoli né Inter, hanno mai fatto mistero di avere quella come obiettivo. Siamo solo a inizio dicembre, è vero, ma il match del San Paolo (ore 20.45) sembra avere valenze ben superiori alla graduatoria del campionato. Chi vince lancia un segnale forte e chiaro a tutte le concorrenti, come a dire “attenzione a sottovalutarci, ci siamo anche noi!”, mentre chi perde, per forza di cosa, rischia di alzare bandiera bianca.
Il pareggio, forse, potrebbe anche lasciare tutto aperto ma la sensazione è che sarebbe solo un palliativo, non una reale soluzione per risolvere i problemi delle due squadre. A livello di classifica, ovviamente, sta meglio il Napoli ma l’Inter, rilanciata dalla cura Pioli, ha la possibilità di portarsi a ridosso dello stesso. Insomma, Fuorigrotta darà risposte molto precise sulla reale consistenza delle contendenti, con tutte le conseguenze del caso.
“Non parlerei di ultimo treno, mancano ancora tante partite, sicuramente però sarà una serata importante – il pensiero del tecnico nerazzurro. – Loro sono forti, giocano bene, inoltre hanno uno stadio molto difficile per gli avversari ma anche noi siamo consapevoli delle nostre qualità, scenderemo in campo per vincere”.
Nessuna paura insomma, nemmeno di fronte a quel San Paolo che è tabù dall’ormai lontano 1997. Quel giorno, con Gigi Simoni in panchina, decisero Galante e un autogol di Turrini, da allora però 8 vittorie del Napoli e due pareggi, l’ultimo siglato proprio da quell’Icardi tanto desiderato da De Laurentiis e Sarri in estate. Il tecnico azzurro s’è poi dovuto accontentare del solo Milik e la storia, purtroppo, ha dimostrato che si trattò di un errore.
Dall’infortunio del polacco in poi infatti il Napoli è entrato in una crisi tanto lunga quanto semplice da spiegare: la squadra gioca bene come prima ma fa molta più fatica a segnare. La dimostrazione s’è avuta lunedì col Sassuolo, partita che gli azzurri avrebbero dovuto vincere e che invece ha visto sorridere solo la squadra di Di Francesco.
Anche qui dunque serve una svolta, tanto più che martedì ci sarà la sfida decisiva al Benfica per la qualificazione in Champions e arrivarci con un passo falso sarebbe tutt’altro che positivo. Sarri, punzecchiato ancora da De Laurentiis per lo scarso utilizzo di molte “seconde linee” (questa volta l’oggetto del contendere era Rog), confermerà il classico 4-3-3 con Reina in porta, Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam in difesa, Allan (ballottaggio con Zielinski), Diawara e Hamsik a centrocampo, Callejon, Gabbiadini e Insigne (Mertens è squalificato) in attacco.
Conferme anche per Pioli, ormai orientato a giocarsela col 4-2-3-1 già visto con Milan e Fiorentina: rispetto a lunedì però Banega dovrebbe tornare in panchina, per un undici che vedrà Handanovic tra i pali, D’Ambrosio, Miranda, Ranocchia e Ansaldi nel reparto arretrato, Kondogbia e Joao Mario in mediana, Candreva, Brozovic e Perisic sulla trequarti alle spalle dell’unica punta Icardi.