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Referendum: Bentivogli, lettera agli iscritti Fim-Cisl sul SI’ alla riforma

Pubblichiamo il testo integrale della lettera inviata dal segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli, a tutti gli iscritti della Fim in vista del referendum: “L’autonomia dai partiti non è indifferenza. Non ci interessa essere pro o contro il Governo Renzi ma ci interessa solo il merito della riforma” che “rappresenta un’occasione di modernizzazione del Paese”.

Referendum: Bentivogli, lettera agli iscritti Fim-Cisl sul SI’ alla riforma

Carissime/i,

sabato scorso, 26 novembre, abbiamo sottoscritto l’ipotesi di CCNL 2016-2019, un contratto che consideriamo “di svolta” per le relazioni industriali nel nostro Paese per la sua portata innovativa. La nostra priorità naturalmente è quella di andare in tutti i luoghi di lavoro per illustrarlo alle lavoratrici e ai lavoratori e farlo vivere nella esperienza quotidiana di tutte le realtà aziendali.

Pensiamo che, tra i compiti del sindacato, ci sia anche quello di stimolare qualsiasi Governo a fare le riforme che servono al nostro Paese e, in particolare, al settore dell’industria, riforme che possono salvaguardare l’occupazione e migliorare la competitività delle nostre imprese. Come sapete, domenica 4 dicembre si vota per il Referendum Costituzionale. Vogliamo evitare che questa lettera venga travisata e ribadiamo innanzitutto che ha il solo scopo di illustrare le motivazioni del perché abbiamo valutato negli organismi nazionali che questa riforma è positiva per i lavoratori ed il Paese.

Su questo tema troppo spesso assistiamo, in TV e sui giornali, come sui social network, ad un dibattito eccessivamente fazioso, fatto di tifoserie, insulti e personalizzazioni che denotano una totale mancanza di volontà di informare. Come sapete, il nostro Statuto, contiene garanzie di autonomia da partiti, istituzioni e aziende. Ma l’autonomia e l’indipendenza dai partiti non significa “indifferenza”. Ci confrontiamo con qualsiasi partito e Governo con un unico faro: il merito delle questioni. Per questo la Fim e la Cisl negli ultimi referendum costituzionali si è sempre schierata: per il Si nel 2001 (riforma D’Alema), per il no nel 2006 (riforma Berlusconi). Scelte dettate sempre dai contenuti e dal merito e da null’altro. Per questo siamo tra i pochi sindacati che hanno saputo scioperare o fare accordi con Governi di entrambi gli schieramenti. Siamo contro gli sconfinamenti a scopo elettorale del sindacato. Siamo convinti che il sindacato debba fare bene e solo il sindacato; del resto siamo noi che abbiamo coniato il termine “Sindacato al 100%” e mai faremo scelte in funzione di future carriere politiche personali o dettate da qualche segreteria di partito.

Da noi chi vuole candidarsi in politica decade automaticamente da qualsiasi incarico sindacale, siamo stati la prima organizzazione sindacale ad inserire questa norma. Quando i temi della politica riguardano i lavoratori non possiamo restare indifferenti. Così si è veramente indipendenti e autonomi. Pensiamo con la nostra testa e discutiamo come FIM. In senso generale anche l’attività sindacale è politica ma per noi va fatta lontano dagli interessi dei partiti (di qualsiasi schieramento) e con la credibilità di stare sempre sui contenuti. Per questo su fisco, previdenza, migranti, riforme, costi e incoerenze della politica, funzionamento delle istituzioni, pensiamo sia un dovere dire la nostra, al di là delle sensibilità dei singoli che vanno sempre portate a confronto e rispettate.

Innanzitutto, perché si fa il referendum costituzionale?

Perché è la stessa Costituzione (art. 138) a prevedere la possibilità di richiedere il referendum costituzionale dopo una doppia votazione delle 2 camere di una legge di revisione costituzionale o di una legge costituzionale. Fino al 1970 non era richiedibile il referendum costituzionale, essendo assente una legge disciplinante tale istituto. La richiesta può essere presentata da un quinto dei membri di una Camera, da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali entro tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e può essere presentata solo nel caso in cui la seconda votazione non raggiunga la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti di ogni Camera. In questo tipo di referendum non è previsto un quorum (numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido). La legge viene promulgata se i voti favorevoli superano quelli sfavorevoli.

Chi ha fatto la richiesta del referendum?

Vi è stata la richiesta di referendum da parte di gruppi parlamentari (Pd e altri), il Comitato per il Si ha raccolto 580.000 firme raggiungendo il quorum, diversamente dal Comitato per il NO che si è fermato a 300.000 firme e quindi a poco più della metà delle firme necessarie. La Cassazione ha bocciato il ricorso contro il referendum da parte del Codacons, il Tar del Lazio quello di M5S e Sinistra Italiana, il Tribunale di Milano quello presentato dal Costituzionalista Valerio Onida.

La FIM, fin dall’approvazione della proposta di riforma, ha prima di tutto approfondito il testo e il contenuto confrontandosi con un gruppo di esperti (economisti e costituzionalisti) di vari orientamenti per verificare l’impatto della riforma sui temi che riguardano in modo particolare il lavoro e il mondo dell’industria. Per questo vi sono state numerose iniziative locali e regionali di confronto ascoltando le posizioni pro e contro. Sulla base di tale analisi, quindi, abbiamo espresso un orientamento complessivamente favorevole, senza ipocrisie, perché riteniamo che con la riforma si superino una serie di problemi che da tempo bloccano il Paese.

La cosa che ci preme sottolineare è che in FIM, in tutta la sua storia, trovano (e troveranno sempre) cittadinanza le idee diverse: in questo caso la posizione del SI’ e quella del NO hanno per noi pari dignità, se sono argomentate e precedute da una adeguata informazione, e non frutto di altre logiche, conflittuali o disinformate. Pari dignità, ma conseguenze diverse, di cui dobbiamo tutti essere pienamente consapevoli. Non ci interessa essere pro o contro il Governo Renzi, ci interessa solo il merito della Riforma. Credere, che votando No si faccia un dispetto a Renzi è improprio e superficiale, perché si vota su qualcosa di ben più importante. Riteniamo che trasformare la scadenza del 4 dicembre in un Referendum pro o contro il Governo significhi perdere un’occasione di modernizzazione del Paese.

Come FIM abbiamo preso anche posizioni critiche e di dissenso nei confronti di questo Governo, alcuni esempi su tutti: il tema delle modalità della lotta all’evasione fiscale, le resistenze ad aprire il dialogo con le parti sociali e la continua generalizzazione sul sindacato italiano, il vuoto di iniziativa sulla partecipazione strategica dei lavoratori e sulla previdenza complementare, etc.

Così come abbiamo detto che è sbagliato, da parte di tutte le forze politiche, personalizzare il dibattito sulla Riforma con il rischio di ridurre spesso l’informazione a slogan e di animare tifoserie. Riteniamo però doveroso che il sindacato, non solo si esprima su temi molto rilevanti per il nostro Paese, quale ad esempio quello della Riforma Costituzionale, ma che recuperi quel ruolo di educatore alla cittadinanza attiva che renda le persone informate, consapevoli e, quindi, più libere di decidere e di scegliere.

Non abbiamo paura di prendere posizioni anche “scomode” quando l’obiettivo è così alto: abbiamo bisogno di un Paese con meno divisioni e più riforme, per recuperare buon senso, efficienza e credibilità, e creare condizioni sempre più avanzate di eguaglianza e giustizia sociale. Abbiamo discusso e votato all’unanimità questa posizione, negli organismi democratici che rappresentano tutte le realtà d’Italia, in Consiglio Generale e in Esecutivo nazionale. E realizzato in precedenza tantissimi momenti di confronto sulle diverse posizioni in tutte le regioni.

Siamo un’organizzazione libera gelosa della propria autonomia. Non abbiamo mai fatto e non faremo mai campagne elettorali e sappiamo bene che ogni iscritto voterà ciò che riterrà più opportuno, liberamente. Per noi, a differenza di altri, la libertà è un valore anche quando le scelte personali non corrispondono con i nostri orientamenti. Ci teniamo che tu partecipi al voto ascoltando tutte le posizioni (del Si e del No) ma informandoti sul merito della Riforma e su nient’altro. Esattamente come quando chiediamo di pronunciarti sugli accordi sindacali. Senza informazione completa e consapevolezza su ciò che si vota, la democrazia resta vuota e svilita. Liberi, responsabili, partecipi e consapevoli. Queste sono le precondizioni della democrazia che per noi saranno sempre irrinunciabili.

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