Prudenti le Borse europee in attesa degli appuntamenti di oggi: l’audizione nel pomeriggio di Janet Yellen davanti alla Commissione economia congiunta del Congresso e la pubblicazione a fine mattinata dei verbali della riunione del 20 ottobre con cui la Bce ha mantenuto i tassi invariati a zero. La Bce deve ridurre il proprio programma d’acquisto asset il più presto possibile, sebbene questo richiederà tempo, secondo il membro dell’Esecutivo della Bce Yves Mersch: l’attuale politica ultra espansiva è “al momento appropriata”, ha detto, ma un’estensione troppo prolungata degli acquisti di asset rischia di fornire “incentivi sbagliati” ai governi, fino a contravvenire le regole europee sul finanziamento degli Stati.
La Borsa di Milano accusa il ribasso più pesante con l’indice FtseMib in calo dello 0,87% a quota 16.361. Più resistenti gli altri listini europei: Parigi -0,2%, Francoforte -0,5%. In terreno positivo Londra e Madrid, entrambe a +0,10%.
Il dollaro, ieri sui massimi degli ultimi 10 mesi contro euro, ripiega a 1,072.
Tornano i primi timidi acquisti sui titoli di Stato dopo l’intervento della banca centrale giapponese. Il rendimento del Bund decennale tedesco torna sotto lo 0,30%, quello del BTP 10 anni staziona poco sopra il 2%, mentre lo spread è sopra i 170 punti. Il Treasury Bill decennale è salito fino al 2,26%, da 2,22% della chiusura, nuovo massimo dal dicembre 2015, stamattina è 2,18%.
Petrolio Brent a 46,5 dollari al barile (-0,4%). Un meeting informale dei Paesi aderenti all’Opec si terrà probabilmente a Doha venerdì.
Tra gli energetici: Eni +0,1%, Saipem -0,3%.
In deciso calo le banche, che in Europa perdono poco più di mezzo punto mentre a Milano il calo si avvicina al 3%. A provocare il tracollo solo le anticipazioni sui piani di Unicredit – 3,5% che avrebbe allo studio, oltre ad un aumento di capitale per 13 miliardi, massicci accantonamenti sui crediti deteriorati, nell’ordine di 7-8 miliardi, e la cartolarizzazione di crediti per 20 miliardi. La copertura delle sofferenze, 51,3 miliardi (coperte al 61,9% in base ai dati al 30 settembre), salirebbe al 75% secondo il quotidiano (quindi 6,7 miliardi in più da accantonare). Quella delle inadempienze probabili, pari a 23,4 miliardi, salirebbe al 40% dal 34,3% (circa 1,4 miliardi in più da accantonare). Il mercato stamane applica i nuovi parametri al resto del sistema.
Di riflesso perdono colpi Banco Popolare, la peggiore, -5,56%, seguita a breve distanza da Pop Milano -4,95%. Scendono anche Ubi -2,8% e Intesa -4%.
Mediobanca -2,3%: ha annunciato stamattina un piano industriale di focalizzato sul risparmio gestito che prevede l’acquisto della quota non ancora posseduta in Banca Esperia: il 50% della società specializzata nella gestione di grandi patrimoni, è stato pagato 141 milioni di euro.
Collegato a piazzetta Cuccia il ribasso di Generali -3%. Il Financial Times riporta che Mediobanca è pronta a vendere una parte della sua quota nella compagnia assicurativa per finanziare i suoi progetti di crescita in nuove aree di business.
Banca Mediolanum -1,2% dopo aver venduto il suo 50% di Banca Esperia.
In calo anche Monte Paschi -1,7%. In calo stamane anche il bond subordinato settembre 2020, cedola 5,6% che torna sotto i livelli di chiusura di lunedì scorso, ovvero prima dell’annuncio da parte della banca del piano di riacquisto dei propri bond subordinati.
In terreno positivo Fiat Chrysler +0,2%: le immatricolazioni auto in ottobre in Europa sono scese dello 0,3% su anno, a 1,141 milioni, ma il gruppo Fca si è mosso in controtendenza, arrivando a 75.108 veicoli venduti, +6,6% su anno.
Di rilievo il balzo di De Longhi +6,1% (Ubs ha alzato la raccomandazione a Buy) e di Beni Stabili +4,9% dopo l’accordo sulla gestione degli immobili affittati a Telecom.