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Trump stravince anche in Borsa: inversione a U dei mercati

I toni concilianti del primo discorso del nuovo Presidente cambiano l’umore dei mercati: il Dow Jones è a un passo dal record storico e l’Asia vola – Vincono i titoli della difesa, del pharma e delle costruzioni, male auto e utilities – Sotto tiro la Fed: a dicembre i tassi saliranno – Energia: più carbone, meno rinnovabili – Gli effetti su Piazza Affari – Oggi le offerte per Pioneer

Trump stravince anche in Borsa: inversione a U dei mercati

L’impresentabile Donald Trump, dopo aver conquistato la Casa Bianca, ha addomesticato le Borse globali, compresa Wall Street, nel giro di poche ore. Mai, forse, nella storia della finanza si è registrata un’inversione a U così rapida degli umori dei mercati: i futures in profondo rosso della prima mattina con il passare delle ore ha lasciato il posto ad un robusto rialzo a Parigi e Francoforte, per non parlare di Mosca (+2,2%), ove la Duma ha riservato una vera e propria standing ovation al neo presidente. Dopo un avvio in ribasso di quasi il 3%, la seduta di Piazza Affari si è chiusa con l’indice FtseMib quasi in parità (-0,1%).

Clamoroso il cambio di rotta di Wall Street, dal -5% dei futures, in caduta libera nella notte a mano a mano che ha preso corpo la sconfitta di Hillary Clinton, ai robusti guadagni che hanno portato il Dow Jones al +1,4%, a quota 18,589 punti, ad un quarto di punto dal record storico. In forte ascesa anche S&P 500 e Nasdaq, entrambi +1,11%.

A che attribuire questo ribaltone? Ad aiutare la ripresa dei mercati hanno contribuito i toni più concilianti mostrati da Trump nel primo discorso dopo l’esito del voto. I mercati hanno accolto poi con soddisfazione il fatto che il neo presidente potrà contare sulla maggioranza sia alla Camera che in Senato, neutralizzando il rischio di un conflitto infinito. Ma resta ancora da trovare una chiave di lettura convincente per uno scenario inedito, più imprevisto della vittoria del Leicester in Premier League o del successo dei Chicago Cube nelle World Series di baseball dopo 108 anni di digiuno, i segnali che avevano anticipato che il 2016 è davvero l’anno del Cigno Nero.

In questa cornice ecco le prime indicazioni di Meteo Borsa dell’era Trump, che promette di riservare non poche sorprese.

CORRONO PHARMA, DIFESA E BANCHE. MALE AUTO E UTILITIES

In forte recupero l’Asia, ieri colpita a freddo dallo shock per l’esito delle elezioni piombato a listini aperti. Tolyo (+5,7%) ha del tutto azzerato le perdite (-5,4%) della vigilia. In forte rialzo anche Sidney (+2,8%).

In serata l’agenzia Standard & Poor’s ha confermato i rating AA+/A1+ al debito degli Stati Uniti.

È esplosa a Wall Street la corsa ai titoli pharma, scampati al controllo del prezzi promesso dalla Clinton, in caso di sua elezione. Pfizer avanza del 7,07%. Fa ancor meglio l’indice i Shares Biotecnology (+8,93%), il maggior rialzo in una giornata da otto anni.

Anche i finanziari prendono il volo: JP Morgan +4,60%, Wells Fargo +5,38%. La finanza conta nella riduzione dei vincoli e delle regole introdotte dopo la crisi dei subprime.

Non mancano i perdenti: il comparto immobiliare cede il 2,28%, quello delle utilities il 3,68%. Entrambi i settori sono sensibili all’aumento dei rendimenti dei bond.

In discesa anche le aziende che vantano grossi investimenti in Messico, a partire dai produttori di auto quali Daimler, Bmw e Fiat Chrysler (-2,2%). Problemi messicani anche per Brembo (-2,9%), che possiede uno stabilimento nella striscia maquilladora, vicina al confine Usa (e all’ipotetico muro che Trump ha promesso di alzare tra i due Paesi).

La peggiore reazione l’ha registrata la banca spagnola BBVA, che è arrivata a perdere il 7,6%, essendo la più esposta verso il Messico tra gli istituti europei. Il peso messicano è crollato del 13%.

RISALE IL DOLLARO, ALLE STELLE I RENDIMENTI DEI T BOND

Rimbalza il dollaro dai minimi toccati nella notte di martedì: contro l’euro la valuta tratta a 1,094, da 1,102 della chiusura precedente. Anche lo yen sale a 105,83 (dal minimo di 101,19 della notte precedente).

In forte ascesa il rendimento del T bond 10, schizzato al 2,09%, ai massimi da gennaio e dai minimi a 1,71% della notte. Significativo il movimento del Bund tedesco, con il rendimento che in serata è addirittura salito a 0,20%, dallo 0,18% del giorno prima. Stamattina prima dell’apertura era caduto a 0,09%. Stabili i Btp a 1,75%. 

Petrolio in ripresa, con il Brent che adesso tratta a 46,8 dollari al barile (+1,8%). 

SOTTO TIRO LA FED, A DICEMBRE I TASSI SALIRANNO

Da questi segnali si possono individuare alcune tendenze. La reazione dei titoli di Stato dimostra che il mercato è tornato a credere all’aumento dei tassi Usa a dicembre. Ma il quadro di riferimento della Fed è del tutto cambiato. È già iniziato, infatti, il tiro al bersaglio contro la presidente Janet Yellen. A dare il via all’operazione è stata Judy Shelton, membro dello staff del neo presidente che ha accusato la Yellen di aver creato una “falsa economia”. Giudizi simili sono arrivati da altri economisti vicini a Trump, i quali però sottolineano che il presidente si muoverà con cautela. Purché, naturalmente, il board della Fed si adegui. Altrimenti non è escluso che Yellen debba lasciare prima della scadenza del mandato nel prossimo gennaio. Si preparano a subentrare, nel caso, Malpass, Kudlow e Taylor, cioè i tre candidati più probabili che invocano un rialzo a dicembre e quattro o cinque rialzi l’anno prossimo, poi basta.

ENERGIA, SI CAMBIA: PIÙ CARBONE, SOTTO TIRO LE RINNOVABILI

Vestas, colosso scandinavo delle rinnovabili, ha lasciato sul terreno il 6%. Non a caso, perché Trump, che intende denunciare l’accordo sul clima, è ben deciso a rilanciare la produzione di ogni forma di energia. Deregolare la produzione, il trasporto, la trasformazione e il consumo in un paese come l’America, ricchissima di qualsiasi fonte energetica si possa immaginare, significherà avere prezzi più bassi lungo tutta la filiera. Per le società americane lo shock sarà attutito dai minori oneri regolatori e dall’aumento dei volumi. “Auguri ai produttori mediorientali”, nota con ironia Alessandro Fugnoli.

A MILANO BUZZI, LEONARDO E TENARIS GUIDANO LA MARCIA PRO TRUMP

A Piazza Affari hanno brillato i titoli di settori più legati all’effetto Trump. In evidenza i forti rialzi delle società delle Costruzioni e della Difesa: Buzzi+7,9%, Salini Impregilo +7,7%, Leonardo +7,6%, Fincantieri +5,8%.

Bene anche i titoli oil: Tenaris+6,5% e Saipem +5,7%: Trump prevede massicci investimenti nel settore energia. Eni chiude in lieve calo (-0,3%). 

Tra i pharma, Recordati sale del 3,3%, a 27,41 euro, in linea con il +3,5% dell’indice Stoxx delle aziende farmaceutiche europee. Diasorin, che ha un’esposizione agli Usa del 55% dell’Ebitda, avanza dell’1,5%. il cambio di inquilino alla Casa Bianca potrebbe far ripartire il consolidamento del settore, ostacolato in tutti i modi dall’amministrazione Obama perché era emerso il sospetto che l’obiettivo delle fusioni transfrontaliere era di natura fiscale. 

UNICREDIT, OGGI LE OFFERTE PER PIONEER

Contrastato l’andamento delle banche. Banco Popolare perde il 3,7% dopo la presentazione dei conti: la Banca ha comunicato di aver chiuso il terzo trimestre con una perdita di 332 milioni di euro, il doppio di quel che stimava il consensus.

Avanza Unicredit (+0,7%): oggi verranno consegnate le offerte vincolanti per Pioneer. Invariata Intesa, Ubi -2,1%. Monte Paschi ha chiuso in lieve ribasso (-0,6%) dopo aver rischiato in mattinata un nuovo tracollo (-20% nei primi scambi). 

Recupera anche Generali, che guadagna il 2,1%. Unipol-0,4% (da -4,5%).

MALE SNAM E ITALGAS. MEDIASET A NUOVI MINIMI

Giù Snam (-4,5%). Goldman Sachs ha tagliato il target price a 4,7 da 5,65 euro. Per Italgas (che aggiunge un altro -6,9% alle perdite dei primi due giorni di contrattazione) il broker ha avviato la copertura con rating “neutral” e prezzo obiettivo di 4,35. Vendite diffuse in tutto il comparto europeo delle utility, che cede l’1,3%.

Mediaset lascia sul terreno il 3,8% dopo i risultati deludenti annunciati ieri sera. Enel -2,3%, Telecom Italia -1,5%.

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