La terra continua a tremare nel Centro Italia. Dopo la fortissima scossa di domenica mattina, la più intensa da 36 anni in Italia, nuovi fenomeni di discreta violenza, anche se inferiore, si sono registrati nella notte tra domenica e lunedì. In particolare sono state altre due le scosse importanti, di magnitudo 4.2, registrate alle 4.27 e alle 8.05. Poi martedì mattina alle 8 e 56 un’altra forte scossa, di magnitudo 4.7, è stata avvertita tra Marche e Umbria. Il sisma si è sentito distintamente ad Ancona e Perugia e anche in alcuni quartieri di Roma. Ed è continuato anche la scorsa notte lo sciame sismico.
Ora l’attenzione è sui danni, ingenti, e sulla situazione degli sfollati, che in tutta l’area colpita sono almeno 40mila. L’inverno incombe e accogliergli nelle tende diventa complicato: molti di loro, soprattutto gli abitanti di Norcia, uno dei Comuni più colpiti e vicini all’epicentro, vorrebbero rimanere nelle zone delle loro abitazioni, ma il premier Matteo Renzi ha già fatto intendere che il piano del Governo è diverso. “Non possiamo avere le tende per qualche mese in montagna, sotto la neve. Gli alberghi ci sono, per tutti – ha scritto il premier sulla enews – Ma molti dei nostri connazionali non vogliono lasciare quelle terre nemmeno per qualche settimana. Dunque dovremo gestire al meglio questa prima fase, l’emergenza”.
Renzi al termine del consiglio dei ministri straordinario di lunedì pomeriggio ha annunciato un ulteriore decreto legge per accelerare le procedure. Il premier ha spiegato di aver esteso i poteri di emergenza al capo della Protezione Civile, ingegner Curcio, e di voler mettere in campo più forze dell’ordine per “dare l’idea del presidio del territorio alle persone che temono di lasciare le loro case”. Renzi ha poi annunciato quattro fasi per la gestione del terremoto (dall’emergenza, alla ricostruzione): “L’ultimo terremoto da 6.5 è stato il più grave degli ultimi 35 anni. Servirà attenzione per la tempistica. Se noi riusciamo a portare dei container nel più breve tempo possibile, possiamo evitare di aspettare sei-sette mesi per l’arrivo delle casette di legno”.
I container, secondo quanto annunciato dal premier, arriveranno nelle prossime settimane, prima di Natale; mentre le casette, presumibilmente dovrebbero arrivare per la prossima estate. Non possiamo mettere in due mesi le casette, perchè hanno bisogno di opere di urbanizzazione immediate. Ma possiamo immaginare coi presidenti di regioni e i sindaci di avere dei containers che consentano ai cittadini di tornare il prima possibile”. Il presidente del Consiglio ha poi precisato: “Ricostruiremo tutto: anche le chiese, anche le realtà turistiche e commerciali. Tutto ciò che serve per rimettere a posto i Paesi colpiti lo mettiamo. Noi siamo l’Italia. Se c’è una preoccupazione di tornare prima mettiamo più container, i cittadini devono sapere che lo Stato sta dalla loro parte”.
L’altra questione delicata sul tavolo era quella dei fondi da reperire per la ricostruzione e la messa in sicurezza, a proposito dei quali già domenica in conferenza stampa Renzi aveva lasciato intendere che il Governo non lesinerà nulla, pretendendo comprensione e aiuto dall’Europa che al momento, nonostante i chiarimenti sulla Legge di Bilancio (che prevederà un rapporto deficit/Pil più alto, al 2,3%, tenendo conto dell’emergenza terremoti e migranti), non ha eliminato le sue riserve sul provvedimento. Il premier nella conferenza stampa post Cdm ha ribadito il concetto: “I fondi sono già stanziati, perchè li avevamo calcolati con un buon margine, ma se ci sarà bisogno di altre risorse, le troveremo”.
Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel era intervenuta in giornata su questo punto: dopo le nuove scosse che hanno colpito l’Italia centrale, il Governo tedesco afferma di essere vicino all’Italia, ma anche di essere contrario a una violazione delle regole Ue sul debito a seguito di nuove spese da parte del nostro Paese. “A nome del Governo tedesco voglio dire al Governo italiano e al popolo italiano che quando e dove sia necessario la Germania sarà al suo fianco”, ha affermato il portavoce della cancelliera Steffen Seibert, che al tempo stesso ha comunque respinto l’idea che a causa dei costi per gli aiuti e la ricostruzione alle aree coinvoltedalle nuove scosse l’Italia violi le regole europee sul debito. “Il Patto di stabilità prevede una gran parte di flessibilità, che può e deve essere utilizzata in modo intelligente”, ha affermato Seibert.
Intanto a disposizione della Protezione civile, che nella prima notte dopo il terremoto ha già prestato soccorso a 15mila persone, per tutte le operazioni di soccorso e messa in sicurezza sono scese in campo in maniera significativa tutte le Forze Armate: ad oggi, nell’area interessata, sono presenti 1.237 militari e 334 mezzi di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri.
Si contano i danni anche a Roma, dove domenica mattina la scossa delle 7.41 si è avvertita più che nettamente, seminando apprensione in tutta la città. Oggi scuole chiuse per motivi di sicurezza, mentre ieri era rimasta chiusa la metro A e ancora oggi si segnalano chiusure sulla tangenziale e linee del bus deviate. Rilevate crepe e infiltrazioni di acqua su Ponte Mazzini, chiuso per verifiche tecniche per l’intera mattina di lunedì. Le verifiche sono in corso anche su altri ponti, mentre all’inizio della mattina erano state dichiarate inagibili le chiese di San Francesco a Monti e quella di Sant’Eustachio, in pieno centro a due passi dal Senato e dal Pantheon.