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Direzione Pd, Renzi: “La mia proposta per cambiare Italicum e smontare alibi”

Il segretario sfida la minoranza: “Abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti dei big o presunti tali”. E propone la discussione in Commissione, affidando ad una delegazione interna il compito di definire un testo base sulla scia di quello presentato da Chiti e Fornaro. Tempi certi: dopo il referendum ma prima di fine anno

Direzione Pd, Renzi: “La mia proposta per cambiare Italicum e smontare alibi”

“Questa è la direzione numero 31 dal gennaio 2014: è stata riunita in tutti i passaggi chiave. Abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti dei big o presunti tale. Lo avevamo promesso nelle primarie e l’impegno congressuale vale più dei mal di pancia dei leader quindi parliamo qui”. E’ l’inizio dell’intervento con il quale Matteo Renzi ha presentato la sua proposta per una riforma dell’Italicum. Il premier e segretario del Pd, ha confermato di essere convinto della validità e della coerenza della riforma costituzionale che è stata approvata in Parlamento. Ma, ha spiegato, “io ho il compito politico di affrontare il tema del cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Qualcuno dice sia dirimente: non lo condivido. Tuttavia essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo“.

“Questa direzione è stata preceduta da un appello all’unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste” in cui già si dava per scontata la rottura, ha sottolineato Renzi. Ma l’Italicum, ha ribadito il segretario Pd, non deve essere una scusa: “Se qualcuno vuole utilizzare la legge elettorale come un alibi sappia che noi vogliamo smontare tutti gli alibi“. Quindi ha detto di provare a offrire una soluzione nel rispetto di tutti. “Per tenere unito il partito – ha però ammonito – non possiamo tenere fermo il Paese”.

La proposta, ha proseguito, è questa: tempi certi per definire un testo base da portare in Commissione, dopo il referendum ma prima di fine anno. Il testo base da cui partire è la proposta di modifica già depositata in Senato dai senatori pidiessini Vannino Chiti e Federico Fornaro. Renzi propone di affidare ad una delegazione composta dal vice-segretario Pd Lorenzo Guerini, i capigruppo di Camera e Senato, il presidente del partito Matteo Orfini e un rappresentate della minoranza. I punti da esaminare elencati da Renzi sono tre: ballottaggio sì o no (“E voi sapete come la penso”), le modalità di votazione (anche riguardo alle dimensioni dei collegi, preferenze) dei deputati, premio alla coalizione o alla lista. La riforma elettorale, ha sottolineato Renzi, è fatta in modo che il “75% dei membri della maggioranza venga eletto con le preferenze”.

La prima parte dell’intervento di Renzi è stata tutta dedicata a mettere in evidenza il lavoro fin qui realizzato dal governo. “Oggi in Italia ci sono diritti in più, ma anche tasse in meno – ha detto ancora Renzi -. L’ultima volta che a livello nazionale si è aumentata la pressione fiscale è stata ottobre 2013 quando si è fatta aumentare l’aliquota Iva, c’era il governo precedente. Da quel momento niente più tasse aumentate in Italia”.

E ancora: “Nel 2012-2013 la crescita era del meno due per cento. Dal meno due siamo passati al più 1, non è ancora sufficiente ma è chiaro che la direzione è tornata giusta”.

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