Condividi

Auricchio: “Export, la differenza la fa il sistema-Paese”

INTERVISTA DEL WEEK END – Parla Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero e ad dell’omonimo gruppo alimentare: “L’export è una leva fondamentale per l’economia italiana ma va organizzato meglio: guardiamo con favore al piano Calenda e a fine ottobre terremo a Riva del Garda una convention delle 78 Camere di commercio che operano all’estero per sostenere l’innovazione”.

Auricchio: “Export, la differenza la fa il sistema-Paese”

Anche l’export, settore chiave al quale la nostra economia si aggrappa per tornare a crescere, avrà i suoi stati generali. Ad annunciarlo è Gian Domenico Auricchio, amministratore delegato dell’omonimo gruppo alimentare e presidente di Assocamerestero, l’associazione delle 78 camere di commercio italiane all’estero che si riunirà dal 22 al 25 ottobre a Riva del Garda: “In una fase come questa è fondamentale avere una rete camerale per confrontarsi. Ci stiamo agganciando a una timida ripresa, che però c’è proprio grazie all’export, che ha permesso alle imprese, in anni di consumi interni stagnanti, di crescere o quantomeno di limitare i danni”.

Lo stato dell’arte è proprio questo: limitare i danni ma anche crescere, persino più di altri competitor europei come la Germania. A luglio, su base annua, i dati mostrano un lieve calo nelle nostre vendite all’estero (-0,7%), ma il secondo trimestre ha registrato un miglioramento rispetto al primo (+0,7%), soprattutto grazie a una ritrovata verve del mercato Ue a discapito degli emergenti: “L’export – spiega Auricchio – vive una fase di fisiologico assestamento, il 2016 sarà meno brillante per tanti fattori, soprattutto perché dopo un lungo periodo di crescita una piccola flessione è normale”.

La buona notizia è appunto la ripresa del mercato europeo: nei primi sette mesi del 2016, nei dati destagionalizzati, le esportazioni verso i Paesi dell’Ue a 28 si attestano su un valore di 134,7 miliardi di euro, che su base annua significa un incremento del 2,1%. Oltre la metà delle merci italiane vengono dunque esportate all’interno del continente, soprattutto verso la Germania (con una quota del 12,3% sull’export complessivo e un valore nei primi sette mesi dell’anno di 31,3 miliardi di euro), che invece a sua volta segna una forte battuta d’arresto dell’export. “Va però detto – spiega Auricchio, quarta generazione dell’azienda di famiglia fondata nel 1877 e leader nell’agroalimentare – che la Germania già da tempo ha un sistema Paese, mentre noi ci stiamo attrezzando solo adesso. Per questo l’appuntamento di Riva del Garda è importante, così come le mosse del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda”.

“Calenda – prosegue il presidente di Assocamerestero – sta agendo su tre fronti: più risorse, che è una cosa di grande rilievo specialmente in un momento in cui sono poche quelle disponibili, ma soprattutto più sistema Paese e più lotta all’italian sounding”, ovvero all’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia per promozionare e commercializzare prodotti affatto riconducibili al nostro Paese. Tutela del made in Italy e anche della manifattura: “Per me – racconta Auricchio – l’industria è innanzitutto manifattura, ed è su quello che siamo secondi in Europa, proprio dietro alla Germania. Ho letto dell’accordo firmato da Renzi a Milano per l’industria 4.0, che è giusto perché l’industria ha bisogno di innovazione, ma ha bisogno prima di tutto di produrre”.

Le note dolenti arrivano invece da un’ex gallina dalle uova d’oro, ovvero dai mercati extra-Ue, in buona parte costituiti dai cosiddetti emergenti. Su quel fronte la bilancia commerciale nel periodo gennaio-luglio 2016 segna ancora un confortante +23 miliardi, ma con una flessione annua del 4,2%. I tre Paesi di riferimento restano Usa, Svizzera e Cina, con i primi due in affanno così come il Mercosur (Sudamerica), che segna addirittura un -24% quest’anno. La colpa va trovata anche nella situazione geopolitica: “Nel mondo ci sono troppe guerre, e questo non può non avere implicazioni sui traffici commerciali”, sostiene Auricchio.

Basti pensare al caso della Russia, sanzionata dall’Ue con effetti devastanti per l’economia continentale e italiana: “Una scelta che ci ha penalizzato in vari settori, io mi occupo di agroalimentare e posso dire che è stato tra i più colpiti”. L’agroalimentare, nonostante tutto, risulta il settore più performante nel 2016, con una crescita del 2,3%, dietro ai mezzi di trasporto (+2,6%) e davanti a computer, apparecchi elettronici e ottici (+2%). In generale, il made in Italy, ovvero i settori produttivi al netto dell’energia, registra un surplus commerciale da 46 miliardi di euro nei primi sette mesi dell’anno, trainato soprattutto da meccanica e tessile-abbigliamento-calzature e in particolare dalle Regioni del Nord-Ovest, con la Lombardia che da sola rappresenta oltre il 27% dell’export nazionale (56 miliardi).

In Lombardia, a Cremona, ha sede anche il gruppo Auricchio, fondato a San Giuseppe Vesuviano, vicino a Napoli, e famoso in tutto il mondo per il provolone. “Tra un po’ compiremo 140 anni e ancora lavoriamo i formaggi a mano”, rivela l’amministratore delegato dell’azienda che esporta in 45 Paesi nel mondo, per una quota del fatturato intorno al 40%. “Esportare è sempre più difficile, per questo, per affrontare i mercati internazionali, cerchiamo di essere innovativi affiancando al provolone, che è un prodotto molto italiano, nuovi prodotti che rappresentino il meglio della tradizione casearia italiana. Cerchiamo di essere innovativi nel packaging o nelle ricette, ma senza mai tradire la qualità”. Così si possono raggiungere anche Paesi difficili e lontani: “Oltre alla Cina stiamo puntando molto su Vietnam, Cile e Perù”.

Commenta