Ieri il Qe della Bce ha superato il traguardo dei mille miliardi di titoli acquistati dall’inizio delle operazioni, avviate 18 mesi fa. Il dato cade a tre giorni dalla riunione del direttorio della Bce che farà il punto sullo stato della congiuntura europea (in netta frenata) e sui risultati della politica espansiva contestata dai falchi. È scontata la conferma dell’impegno di Mario Draghi a combattere la deflazione. Meno certe le misure che saranno eventualmente adottate.
JP Morgan prevede che la Bce non si muoverà, rinviando a dicembre l’adozione di misure più forti. La maggioranza degli osservatori dà invece per probabile l’allungamento del Qe di altri sei mesi, dal marzo al settembre 2017. Più consenso riscuotono altre possibili iniziative: solo 3 dei 64 economisti del panel di Bloomberg prevedono un ulteriore taglio dell’interesse sui depositi (oggi -0,45%), solo uno l’incremento degli acquisti da parte della banca centrale.
Orfane di Wall Street e in attesa delle mosse delle banche centrali (sotto osservazione anche la Banca del Giappone), stamane le Borse asiatiche si sono mosse in terreno positivo: Hong Kong +0,4%, Tokyo +0,3%.
BAYER-MONSANTO: È QUASI FATTA PER 56 MILIARDI DI DOLLARI
Nella tarda serata di ieri Bayer ha comunicato di essere “in avanzati colloqui” per acquistare l’americana Monsanto, anche se “l’intesa non è stata ancora raggiunta”, come recita un comunicato. L’operazione dovrebbe stimare il valore di Monsanto in 65 miliardi di dollari, per un valore unitario di 127,5 dollari per titolo.
Sul fronte internazionale, due notizie. Primo, Barack Obama ha rinunciato alla visita nelle Filippine per evitare la “pioggia di ingiurie” promessa dal presidente Duterte impegnato nella sua guerra personale alla droga che ha già provocato migliaia di vittime.
Secondo, il Messico ha annunciato che, in caso di elezione alla Casa Bianca di Donald Trump, denuncerà tutti i trattati siglati con Washington dal 1848: non solo il Nasdaq, dunque, ma anche i confini tracciati a metà dell’800 sul Rio Bravo.
SI SGONFIA IN POCHE ORE IL BOOM DEL GREGGIO
Ieri è stata la giornata del petrolio, sull’onda dell’accordo (o accordino) annunciato a Huangzhou da Arabia Saudita e Russia, ovvero il primo ed il secondo produttore mondiale, per stabilizzare le quotazioni del greggio. Dopo l’annuncio i prezzi sono schizzato all’insù, fino ad un massimo del 5,5% oltre la barriera dei 50 dollari. Poi, nel corso della seduta, le quotazioni hanno rallentato la corsa: il Brent ha chiuso a +1,3% a 47,4 dollari, rimbalzando rispetto alla scorsa settimana (-6%). Da inizio anno la quotazione sale del 29,1%.
La frenata ha due spiegazioni: 1) l’intesa di ieri non prevede impegni specifici e non scioglie del tutto il nodo dell’Iran. Meglio attendere il vertice Opec di Algeri ( cui parteciperà anche la Russia) per valutare la portata dell’accordo; 2) Il livello della produzione dei quattro maggiori produttori (Arabia Saudita, Russia, Iraq e Iran) resta sui massimi: un tetto a questi livelli non inciderà sui prezzi, destinato a chiudere il 2016 attorno ai 50 dollari.
A Milano l’ Eni ha terminato la seduta in rialzo dello 0,8%, Saipem +1,3%, Tenaris +0,8%. Da inizio 2016 Eni guadagna in Borsa lo 0,7%, mentre l’indice Ftse Mib perde il 19,4%.
L’indice settoriale Stoxx 600 Oil&Gas da inizio anno guadagna l’11,1% e i titoli che spiccano sono i seguenti: British Petroleum +23% (P/E 2016 pari a 28), Total +8% (P/E 2016 pari a 15,7); Royal Dutch +7,7% (P/E 2016 pari a 26). Il P/E di Eni è assai più alto, a quota 91 volte.
CALMA PIATTA IN EUROPA, ATTESA PARTENZA TORO
Calma piatta per i listini europei, orfani di Wall Street. L’apertura è prevista in terreno positivo. Quasi invariato ieri l’indice FtseMib: +0,04% a quota 17.190 (massimo di giornata a 17.333). Intanto, arrivano ancora brutte notizie sull’economia italiana. Nella nota mensile sulla congiuntura l’Istat rende noto che l’indicatore anticipatore dell’economia, negativo a luglio, suggerisce per i prossimi mesi un proseguimento della fase di debolezza.
Positive anche Parigi (+0,1%) e Madrid (+0,5%), segno meno per Londra (-0,1%) e Francoforte (-0,1%) che non ha accusato flessioni dopo il fallimento elettorale di Angela Merkel.
Gli indici Pmi servizi europei di agosto hanno subito una significativa revisione al ribasso ai minimi da gennaio 2015. Il grosso della colpa va al settore servizi tedesco. Il dato composito resta coerente con una crescita dello 0,3% trimestrale, ma segnala un trend in calo. Alla fine, sembra che l’impatto di Brexit e degli attentati, con un po’ di ritardo, sia arrivato. Oggi arrivano i Pmi composti per l’Eurozona.
Diversa la situazione britannica. Dopo il manifatturiero, anche il settore servizi ha sorpreso clamorosamente in positivo. Giornata tranquilla anche per il mercato del debito, già concentrato sul meeting della Bce di giovedì. Sul fronte delle offerte i passaggi principali saranno i collocamenti tedeschi di domani e dopodomani (rispettivamente 500 milioni di indicizzati e 5 miliardi di decennali) e quello irlandese di giovedì, con un’offerta a 10 anni da un miliardo.
BOFA: NELLE BANCHE ITALIANE C’È ANCORA VALORE
Le banche d’affari Usa hanno archiviato i primi sei mesi con una frenata dei profitti (-15% in media). In Europa, Italia compresa, il comparto del credito “naviga in acque agitate”, scrive un report di Bank of America, che individua però occasioni d’acquisto sul listino italiano. La Banca d’affari ha riavviato la copertura sul Banco Popolare (+4,8%, rating buy e prezzo obiettivo a 3,4 euro). In forte crescita anche Bpm (+2,5%), in attesa del periodo caldo per definire il matrimonio dei due istituti.
Raccomandazione buy anche per Intesa (-0,5%): target price da 2,5 a 2,8 euro in considerazione dell’abbondante liquidità, della buona posizione di capitale e di un costo della raccolta più conveniente rispetto ad altri istituti di credito. Rating buy e target price in rialzo da 7,5 a 8,7 euro anche per Mediobanca (+0,2%). Correzione al ribasso invece per il target price di Ubi (+0,2%, sceso a 2,8 euro da 2,9). Significativo l’apprezzamento per Unicredit (-0,6%). Confermato il rating neutral ma il target price passa da 2,3 a 2,9 euro: “La nuova strategia, se eseguita correttamente, potrebbe migliorare in modo significativo la redditività della banca”.
Negativa MontePaschi (-1%). Con una nota, il governo ha smentito seccamente le indiscrezioni secondo cui l’Italia avrebbe l’intenzione di chiedere un intervento del fondo Salva Stati (ESM) per aiutare le banche italiane in crisi, tema di cui, secondo La Stampa, avrebbero discusso nel vertice di Ventotene il premier Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Nelle assicurazioni avanza Unipol (+1%) e arretra Generali (-0,7%). Da segnalare anche Banca Ifis (+1,6%), tra i migliori titoli di giornata. L’istituto veneto è in procinto di acquistare diversi portafogli di crediti in sofferenza per un valore nominale di oltre 2 miliardi di euro entro la fine dell’anno, ampliando la propria attività nei crediti deteriorati garantiti (dopo avere raggiunto la leadership in quelli non garantiti).
JP MORGAN PREMIA MONCLER E LE ALTRE GRIFFES
Nel settore lusso, Moncler +1,5%: JP Morgan ha confermato la raccomandazione Overweight, ritoccando il target price a 19,50 euro da 19 euro. Il titolo guadagna il 16% da inizio anno ed è una delle miglior blue chip del FtseMib. Su Ferragamo (-0,9%) la Banca Usa aumenta il target a 22 da 20 euro. Promozione anche per il prezzo obiettivo di Tod’s (-0,55%, a 55 da 52 euro). Denaro su Leonardo Spa (+0,19% a 10,33 euro).
GOLDMAN PROMUOVE LEONARDO
Goldman Sachs promuove Leonardo (+0,1%): il broker ribadisce il buy e alza il prezzo obiettivo sul titolo a 12,2 euro, ritenendo ingiustificata la perdita di valore sofferta finora. Banca Imi: il contratto con il Qatar testimonia il valore di Mdba.
Invariata Fiat Chrysler. Fra i pretendenti alla Magneti Marelli si è fatta avanti anche Brembo, con il presidente Alberto Bombassei che ha detto di essere interessato ad alcune attività della società di componentistica. Brembo sale dello 0,4%.
Astaldi (+3,38%) ha firmato il contratto per la realizzazione del Lotto «Mules 2-3» della Galleria di Base del Brennero, del valore di circa 1 miliardo di euro (di cui il 42,51% in quota alla società).