A causa della Brexit, le banche europee potrebbero essere costrette a iniettare fra i 30 e i 40 miliardi di euro nelle loro filiali britanniche. È quanto sostiene il Boston Consulting Group in un rapporto ripreso dal Financial Times.
Gli analisti affermano inoltre che l’uscita del Regno Unito dall’Ue rischia d’innescare un aumento fra l’8 e il 22% dei costi annui per le operazioni finanziarie delle banche e che ciò potrebbe indurre molti istituti a dismettere alcune attività nell’UK. Ma come mai il destino delle banche straniere entro i confini britannici è così incerto? La ragione principale è che, con la Brexit, gli istituti finanziari potrebbero perdere la possibilità di operare da Londra in tutta l’Ue con un’unica autorizzazione.
Fin qui la maggior parte dell’attenzione si è concentrate sulle banche statunitensi, che hanno scelto in massa di stabilire il proprio quartier generale europeo proprio nella capitale britannica. L’analisi del Boston Consulting Group è centrata però sulle circa 60 banche europee che hanno filiali nel Regno Unito, compresi giganti come Deutsche Bank, Commerzbank, Bnp Paribas, Banco Santander e Société Générale.
“Le conseguenze saranno più pesanti per le banche europee che per quelle statunitensi – spiega Philippe Morel, uno degli autori del rapporto – L’Europa non è vitale per le banche Usa, che qui generano circa il 20-30% dei loro profitti finanziari. Per gli istituti europei invece lo scenario è molto diverso: alcuni arrivano a realizzare il 70% delle loro operazioni finanziarie a Londra”.
Oggi le regole non impongono di fornire alle filiali londinesi un capitale distinto da quello della casa madre continentale, ma questa situazione potrebbe cambiare dopo Brexit. Con il Regno Unito fuori dal mercato unico europeo, le filiali degli istituti comunitari non potranno più usare le licenze dei loro Paesi d’origine per operare in Gran Bretagna.
Secondo il Boston Consulting Group, è “probabile” che almeno alcune banche decideranno di creare delle holding intermedie nell’UK simili a quelle già presenti negli Usa. A quel punto, “sia il Regno Unito sia l’Ue pretenderanno che queste controllate (soprattutto nel caso degli istituti più importanti) siano ben capitalizzate – prosegue lo studio –, esattamente come avviene negli Stati Uniti”.
Dal rapporto emerge che il conto complessivo per il sistema bancario europeo in termini di capitale oscillerebbe fra i 30 e i 40 miliardi di euro, di cui 10 solo per le banche tedesche. E Morel precisa che la maggior parte di questi costi ricadrebbe sui 10 istituti di maggiori dimensioni.
In termini generali, il Bcg ritiene che la City rischi di perdere fino al 50-70% delle sue attività finanziarie e che in futuro le banche potrebbero dover gestire separatamente le attività nel Regno Unito e quelle in Europa, raddoppiando così i costi.
Tuttavia, “alcuni istituti potrebbero anche trarre vantaggio dalla situazione – conclude il report – riorganizzando il proprio modello operativo e riducendo significativamente i costi”.