Anche il Fondo Monetario Internazionale interviene su Brexit, invitando ad accelerare sui negoziati che porteranno alla fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Dopo il referendum dello scorso 23 giugno che ha decretato la vittoria del “Leave” e le conseguenti dimissioni del Primo Ministro David Cameron, lo spettro Brexit aleggia sul futuro del Vecchio Continente, annunciando “presagi di sventura”. Per evitare che ciò avvenga, nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times, il numero uno del Fmi, Christine Lagarde ha affermato di voler “vedere chiarezza più prima che dopo perché crediamo che l’assenza di chiarezza alimenti incertezza, che di per sé mette a repentaglio l’appetito per gli investimenti”.
Il prossimo 19 luglio l’ente internazionale pubblicherà un aggiornamento del World Economic Outlook nell’ambito del quale, con ogni probabilità, verranno tagliate le stime di crescita globale dato che, secondo Lagarde, le prime conseguenze dell’addio della Gran Bretagna all’Ue cominciano già a farsi sentire sull’economia globale.
A pagarne maggiormente le spese potrebbe essere, ovviamente il Regno Unito. In base a quanto dichiarato dall’ex ministro delle Finanze francese, l’impatto di Brexit su Londra dipenderà essenzialmente dai rapporti che si creeranno in futuro tra Uk e Ue. Nel caso in cui la prima riuscisse a mantenere l’accesso al mercato unico il Pil britannico al 2016 scenderà “solo” dell’1,5% rispetto al dato calcolato immaginando la permanenza del Paese d’Oltremanica nella Ue.
In caso contrario, vale a dire se l’Ue deciderà di imporre alla Gran Bretagna tariffe in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, allora le conseguenze sul Prodotto Interno Lordo potrebbero essere molto più gravi: -4,5% al 2019.
Lagarde spiega che il Fondo non ha calcolato l’impatto di uno scenario in cui l’incertezza post Brexit continua per un anno o più anche se riconosce che la crisi politica innescata dal referendum potrebbe rendere probabile quello stesso scenario: “Abbiamo una stima e uno scenario legati a una incertezza prolungata, a una totale assenza di chiarezza, a un mancato ricorso all’articolo 50 (che se invocato, rappresenta la richiesta formale di uscita della Gb dalla Ue, ndr), a un limbo che dura molto? No. Non lo abbiamo. Dubitiamo che sarebbe politicamente e geopoliticamente sostenibile”.