Fine del sogno. L’Italia sfiora l’impresa contro la ben più quotata Germania ma si ferma sul più bello, proprio nel momento in cui i valori tecnici erano pressoché azzerati e le possibilità di passare, quelle sì, alla pari per entrambe. La lotteria dei rigori, ancora una volta, ci dice male ma le recriminazioni non inficiano un Europeo giocato al massimo, senza rimpianti di nessun tipo. “Dispiace uscire così ma non posso rimproverare nulla ai ragazzi – ha confermato Antonio Conte. – Hanno dimostrato coraggio, orgoglio, passione e attaccamento alla maglia, hanno dato tutto quello che avevano e per questo non posso recriminare su nulla.
Abbiamo superato ostacoli enormi e per poco non ci scappava un’impresa straordinaria”. Vero, del resto si sapeva che i tedeschi erano più forti e ciò che contava di più era provarci sul serio, fino alla fine. L’Italia lo ha fatto, forte di un’organizzazione tattica ancora una volta perfetta e di un cuore enorme, per non dire encomiabile. La Germania è andata avanti ma anche lei sa di aver rischiato grosso, molto più di quanto avrebbe immaginato alla vigilia. Partita equilibratissima quella di Bordeaux, giocata più sull’annullamento dell’avversario che sull’imposizione del proprio gioco. Ai punti i tedeschi hanno creato qualcosa in più ma questo, tutto sommato, era prevedibile, proprio come la voglia di impresa dei nostri ragazzi. Neanche il gol di Ozil (65’) ha spezzato le reni all’Italia, brava a restare sul pezzo e a rientrare in partita nel momento migliore.
Al 77’ infatti Boateng ha colpito platealmente il pallone con le mani in area, per un rigore tanto ingenuo quanto sacrosanto: sul dischetto è andato Bonucci e il match è tornato in parità. 1-1 e palla al centro, con lo spettro di supplementari e rigori sempre più vicino e dunque, almeno sulla carta, a nostro favore. La mezzora successiva ci ha visti attendere e contenere l’avversario, peraltro senza rischiare nulla di clamoroso (l’unica vera palla gol l’ha avuta Draxler su un rimpallo favorevole), con il piano neanche tanto velato di arrivare a giocarcela dagli 11 metri. Questa volta però la leggenda dei rigori favorevoli alla squadra più debole si è rivelata, appunto, una leggenda. A questi livelli sono i dettagli a fare la differenza e molti dei nostri, per quanto volenterosi, non sono abituati a tanta tensione. Inutile soffermarsi sulla cronistoria del dischetto, basti sapere che Darmian ha sbagliato (e prima di lui Zaza, Pellé e Bonucci) e Hector no.
L’eliminazione fa male ma arriva a testa alta, su questo non c’è dubbio. L’Italia ha battuto Belgio e Spagna e ha finito per arrendersi alla Germania solo ai calci di rigore, disputando partite ben al di sopra delle aspettative inziali. Merito anche, se non soprattutto, di un allenatore straordinario, la cui assenza, indipendentemente da quanto saprà fare Ventura, si sentirà tanto. “Il mio non è un addio ma un arrivederci – ha ribattuto Conte. – Resta comunque il fatto che ho dovuto fare la guerra da solo, con me c’era solo il presidente Tavecchio ma anche lui poteva arrivare fino a un certo punto. Avrei voluto rimanere ma non ho potuto soprassedere su alcuni fatti, ad ogni guidare l’Italia è stato un grandissimo onore, mi ha lasciato emozioni indelebili”. Proprio come quelle regalate al popolo azzurro, per una volta orgoglioso indipendentemente dal risultato finale.