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I banchieri contro Brexit: rischio recessione per la Ue

Secondo Goldman Sachs, Credit Suisse e Morgan Stanley, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea comporterà una recessione per il Regno Unito e grosse difficoltà economiche per l’Unione – Per Credit Suisse è la “fine della globalizzazione” – Si apre una fase di incertezza politica che rischia di scatenare un effetto contagio.

I banchieri contro Brexit: rischio recessione per la Ue

Con la Brexit si è realizzato il maggiore rischio macroeconomico per l’Europa. Ora si apre una fase di incertezza politica ed economica nel Regno Unito e nell’intera Unione europea, con una sterlina più debole, un’economia in rallentamento, un’inflazione crescente e mercati ancora in difficoltà.

Queste, secondo i maggiori analisti a livello europeo e mondiale, sono le conseguenze del voto del popolo britannico per portare il Regno Unito fuori dall’Unione europea. Una decisione che ha già sconvolto le Borse europee, e che è finita sotto la lente degli economisti di tutto il mondo.

Goldman Sachs

La banca newyorchese sta rivedendo in questo momento le previsioni macro sul vecchio continente, preannunciando già che la Brexit abbasserà le stime sulla crescita sia per il Regno Unito che per l’intera Europa, in attesa che la banche centrali, tra cui la Bank of England, intervengano in supporto ai mercati.

La volatilità delle monete sembra essere destinata a proseguire. A rischio, oltre alla Sterlina, ci sarà anche l’Euro, che potrebbe indebolirsi. Dall’altro lato ci saranno valute fuori dal rischio, che potrebbero rinforzarsi decisamente rispetto alle altre, creando un nuovo squilibrio: oltre al dollaro, ci sono il Franco svizzero e lo Yen.

Anche sui mercati la volatilità dovrebbe proseguire e le borse europee pagheranno, nell’immediato, anche l’ottimismo per il “remain” che si era diffuso in particolare dopo l’attentato che aveva colpito Jo Cox. L’attesa è per forti vendite sui mercati, dopo il minirally dei giorni precedenti.

Credit Suisse

Su una linea d’onda simile anche l’analisi di Credit Suisse. Nonostante l’attuale cammino per l’uscita non sia ancora chiaro, ci saranno comunque profonde ripercussioni per il Regno Unito e ci si aspetta una recessione nella seconda metà dell’anno e una politica di allentamento da parte della BoE.

La turbolenza politica domestica potrebbe complicare il processo di lasciare l’Ue. L’unione, dal canto suo, pagherà conseguenze salate: secondo Credit Suisse l’economia dell’area euro è destinata a rallentare, e a conoscere un crescente supporto per i populismi a livello politico, che possono alimentare il rischio di ulteriori frammentazioni nell’Unione.

Per il resto del mondo, l’impatto diretto dovrebbe essere più smorzato, nonostante ci sia il rischio che la turbolenza finanziaria possa impattare anche l’economia reale, portando ad un’attenzione ancora più esasperata per le elezioni statunitensi.

Questo voto, comunque, non rappresenta un shock sistemico paragonabile con Lehman o con il Grexit, ma rappresenta un punto di svolta forte sul fronte del mondo globalizzato, che fa un deciso passo indietro, alimentando un trend politico che potrebbe avere grandi implicazioni negative per la crescita. In ogni caso il ritracciamento dei prezzi sui mercati può continuare, anche se, dopo un paio di giorni di panico, si tornerà a comprare a livelli migliori.

Morgan Stanley

Anche secondo gli analisti della banca Usa le implicazioni economiche per il Regno Unito saranno pesanti: la Gran Bretagna affronterà un periodo prolungato di incertezza che dovrebbe guidare un declino degli investimenti, e ad un’economia con un potenziale di crescita decisamente più limitato. 

Le implicazioni negative si estendono oltre il Regno Unito: i maggiori problemi saranno per il valore di Euro e Sterlina, che potrebbe andare incontro a cali maggiori del 10%. Forti cali anche per gli indici europei, come il Ftse 100, previsto nell’area compresa tra 5000 e 5300 punti.

Si attende una forte reazione dalla Banca centrale europea, anche per contrastare la spinta inflazionaria legata alla deprezzazione della sterlina.

Da un punto di vista politico, l’incertezza temuta si è già concretizzata con le dimissioni di Cameron da Primo ministro, e con il rischio, che sembra sempre più possibile, che la Scozia (europeista) possa volere un nuovo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito-

Economicamente parlando, si prevede una grande incertezza nelle relazioni commerciali tra Regno Unito e Unione europea, con un rischio forte di riduzione dell’accesso ai mercati. L’economia del Regno Unito, da oggi, sarà meno aperta e più volatile. Gli investimenti negli asset britannici, infatti, saranno sconsigliati dall’incertezza. E colpirà la crescita, con le industrie che manterranno i propri risorse in via precauzionale.

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