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Imprese e rappresentanza: si muova il Governo

Lunedì 27 giugno l’Unione Industriale di Torino organizza un convegno sul futuro della rappresentanza degli interessi imprenditoriali – Come misurare in maniera certa la rappresentanza delle categorie imprenditoriali – Solo il Governo può prendere iniziative risolutive in materia.

Imprese e rappresentanza: si muova il Governo

L’Unione Industriale di Torino organizza per lunedì 27 giugno 2016 un interessante convegno sul futuro della rappresentanza degli interessi imprenditoriali. Avere un sistema di misurazione del peso e della qualità delle organizzazioni che intendono rappresentare le categorie imprenditoriali dovrebbe costituire una condizione preliminare per ogni sistema di relazione, anche se in passato si è sempre preferito utilizzare modelli convenzionali di reciproca legittimazione.

Se il rapporto tra soggetti autonomi (Confederazioni Sindacali …. ) può essere lasciato alla reciproca legittimazione, così non dovrebbe essere nei rapporti tra le Istituzioni e le Organizzazioni di Rappresentanza. Si pone dunque il problema storico di misurare la rappresentanza. Una prima essenziale valutazione è quella quantitativa ed è anche la più facile, ma occorre dettagliare cosa si intende misurare:

a) Il numero delle imprese
b) Le dimensioni delle imprese attraverso:
b1) il numero dei dipendenti,
b2) il fatturato
b3) il risultato operativo
b4) il risultato netto
b5) gli investimenti
b6) il volume delle esportazioni
b7)……

Si tratta di dati che potrebbero essere rilevati dall’INPS e/o dalle Camere di Commercio e ciascun indicatore può essere utilizzato in funzione delle problematiche da affrontare (aspetti sindacali, politiche di incentivazione , ….).

Confrontare il dato associativo delle Organizzazioni che si candidano a rappresentare tutta la propria categoria imprenditoriale, costituisce un primo indicatore del peso di queste categorie e della espressione del loro livello di rappresentanza.

Un secondo importante aspetto è quello della qualità della rappresentanza e cioè, a prescindere dal peso quantitativo, in che misura le organizzazioni di categoria riescono ad esprimere il reale interesse dei proprii associati in particolare, nonché quello degli associati in generale.

Si tratta pertanto di esprimere non solo una rappresentanza numerica di analisi e di valutazione dell’interesse e della capacità di realizzarli nel contesto più ampio del sistema sociale politico, quindi della capacità di renderli coerenti con gli altri interessi più ampi dell’economia del paese.

Sono dunque le istituzioni che devono porsi il problema di pretendere un sistema di espressione della “ Rappresentanza ” in modo da evitare “ di scegliere” l’interlocutore solo in funzione delle “ affinità politiche”. In tal modo si costringe anche l’interlocutore a rimanere sui problemi reali della categoria anziché ricercare una “ collusione ” con la politica.

Si tratta di definire criteri certi come necessari anche nel campo della Rappresentanza Sindacale, almeno per quanto riguarda i rapporti in azienda. Solo il Governo può prendere iniziative in tal senso perché le Organizzazioni di categoria, come quelle sindacali, preferiscono autolegittimarsi e in molte situazioni rinunciano a rappresentare reali interessi pur di poter essere legittimati a sedersi ad un tavolo di ipotetica concertazione, che non mi pare più adatta alle condizioni attuali dell’economia.

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