Arrivano da Oltreoceano e da Oltremanica le grandi paure dei listini europei, che chiudono la settimana in rosso sulla scia della negativa apertura di Wall Street, dopo i deludenti dati americani sul mercato del lavoro e sui servizi, e del crescente timore per l’esito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea, che pare tutt’altro che scontata leggendo gli ultimi sondaggi.
Piazza Affari chiude a -1,53%, Parigi -0,99%, Francoforte -1,03%, Londra +0,39%. Milano è dunque la peggiore e le vendite colpiscono ancora una volta soprattutto i bancari: Banco Popolare, Mps, Bper e Unicredit perdono tutte oltre il 4% (Banco Popolare -5,18%) e sono i quattro titoli peggiori del Ftse Mib, insieme a Exor che pure perde il 4%. In controtendenza un altro titolo della galassia Agnelli, Cnh Industrial, che beneficia di un positivo report di Goldman Sachs sull’agricoltura americana e chiude guadagnando oltre il 3%. Si salvano anche Snam +0,2% e Campari +0,06%. Invariata Ferragamo.
Fuori dal paniere principale l’exploit di giornata è del gruppo EEMS, che guadagna il 6,6%. La società, costituita nel 1994 a seguito dello spin-off delle attività di Texas Instruments Italia e tra i primi operatori a livello mondiale nell’assemblaggio, collaudo e finitura di memorie a semiconduttore, dall’inizio della settimana ha quasi raddoppiato il suo valore in Borsa (+92%).
La freddezza sull’azionario si traduce in acquisti sui titoli di Stato con i rendimenti del decennale Usa ai minimi di un mese e vicino ai minimi del 2016 (a 1,714%). In calo anche i rendimenti del Bund a 0,074% (0,05% il record intraday di aprile 2015). Lo spread Btp-Bund è pressoché stabile intorno ai 135 punti base, mentre l’euro si rafforza sul dollaro rompendo anche quota 1,13 e portandosi ai massimi delle ultime due settimane: sfiorata in giornata quota 1,135 dollari.
I segnali poco incoraggianti in arrivo dagli Usa non si limitano a un incremento inferiore alle aspettative dei nuovi posti di lavoro: anche l’indice dell’attività dei servizi a maggio negli Usa si è rivelato sotto le stime. Il petrolio nel corso della giornata supera quota 50 dollari al barile, ma poi cala nel finale e il Brent chiude a 49,6, col Wti a 48,7.