Firenze, 1441. Un orafo decide di intraprendere un viaggio ai Luoghi Santi. Marco di Bartolomeo Rustici è un artigiano abile e notissimo, poco istruito nel latino ma devoto e dotato di un suo patrimonio intellettuale, appassionato cultore di sillogi, antologie e volgarizzamenti delle Sacre Scritture. Egli stila un resoconto dettagliatissimo in volgare del suo pellegrinaggio a Gerusalemme in un prezioso manoscritto che resta intatto fino ai nostri giorni, custodito dal 1812 nella Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Firenze.
Roma, 17 maggio 2016. Tappa prestigiosa di un altro viaggio. Quello di un sogno, nato diciotto anni fa e perseguito con tenacia e passione da Elena Gurrieri, oggi responsabile di quella Biblioteca. La realizzazione di un’edizione in facsimile che sostituisse il manoscritto sia per preservare l’originale dall’inevitabile usura provocata dalle consultazioni e sia per mettere a disposizione di un pubblico più vasto il prezioso manoscritto. Il sogno è diventato realtà e il facsimile, dopo i solenni eventi dei mesi scorsi, nelle sedi istituzionali fiorentine, viene donato alla Biblioteca Apostolica Vaticana e presentato a Roma nella straordinaria cornice dei Musei Vaticani.
“La Dimostrazione dell’andata o viaggio al Santo Sepolcro e al monte Sinai” è il titolo del manoscritto noto come Codice Rustici. Redatto in modo travagliato dal 1447 a 1457, anno della morte di Marco di Bartolomeo, è il resoconto di un viaggio, ma si tratta del viaggio per antonomasia, il viaggio oltre il mare, ai Luoghi Santi, un viaggio che oscilla su più piani, quello simbolico e quello esistenziale e spirituale. In parte reale e in parte solo immaginato, è un itinerario che si snoda in senso circolare: da Firenze a Gerusalemme, attraverso Porto Pisano, Genova, Cipro, Il Cairo, il Monte Sinai e dunque il ritorno a Firenze. Il livello spirituale del percorso conduce verso Dio e verso quel luogo che per Marco di Bartolomeo Rustici è una vera e propria città di Dio: Firenze. Perciò “Il manoscritto è un formidabile intreccio di testo e immagine… uno strabiliante album di rappresentazioni visive della Firenze del ‘400, città delle meraviglie, cantiere perpetuo di lavori e opere prodigiose, segnali dell’uomo rivolti a Dio.”
L’opera costituisce così un unicum che presenta anche carattere enciclopedico, cartografico e descrittivo, rivelando la formazione e le letture del suo autore che conosceva sicuramente il Petrarca dell’Itinerarium Syriacum, sia pure in forma ridotta, oltre agli exempla e agli itineraria mentis in Deum. Tutto l’amore per la sua città si riconosce nelle rappresentazioni dettagliate e precise, nelle 80 carte che ne illustrano la geografia, i dettagli delle chiese, le strade e le mura, mentre le illustrazioni appaiono come un’estensione della parola in una frenesia rappresentativa, una narrazione su cui Marco ritorna per riscrivere e inserire testi che gli vengono in mente, episodi, narrazioni legate alle sue intense letture.
L’opera è divisa in tre libri che rispettivamente raccontano tre fasi. Il primo illustra la Creazione dell’universo, la Firenze del Quattrocento, le sue chiese, il valore spirituale dell’architettura, i racconti e le leggende dei Santi, inni, sermoni, preghiere. Il secondo libro tratta del viaggio verso il cuore della cristianità, sotto l’influenza di Petrarca ma anche di altri modelli di itineraria. Il terzo libro riferisce l’arrivo a Gerusalemme attraverso il deserto, le visioni e le allegorie, i luoghi esotici che non distolgono il pellegrino e i suoi compagni di viaggio dalla devozione e dallo scopo della spedizione, infine il ritorno. Con una preziosa trovata, però: l’epifania del palazzo di Tolomeo nella Città Santa, straordinaria invenzione che ben s’accorda con l’ansia di conoscenza, di cui Tolomeo è emblema, dell’orafo fiorentino.
Se avventurosa e travagliata fu la redazione del manoscritto, non certo meno affascinante è la storia del facsimile, frutto prodigioso dell’intuizione di Elena Gurrieri, responsabile della Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Firenze, dell’intervento da parte dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che ha sostenuto il progetto e dell’impegno della Casa editrice Leo S. Olschki, da 130 anni indipendente e bibliofila, unica a saper accostare grande perizia tecnica e spirito critico.
Questo sogno si è rimesso in viaggio verso la sua realizzazione e sono così intervenuti interlocutori e studiosi in grado di dare corpo ad un progetto ambizioso per aprire al prezioso manoscritto una nuova strada verso lo spazio e il tempo.
Il progetto si è articolato nella pubblicazione del facsimile e dell’edizione critica, i due tomi. Il primo contiene il facsimile del Codice Rustici ed è costituito da 568 pagine stampate a colori, ove sono riprodotte le figure, di mano dell’autore, che si susseguono lungo i margini con andamento in prevalenza verticale, con la libertà spaziale tipica dei soggetti raffigurati in un ‘taccuino’ di appunti d’artista. Per esaltare la qualità dell’opera e per restituire la massima fedeltà delle cromie e la nitidezza dei dettagli sono stati utilizzati carta e inchiostri speciali. Nel secondo, si trovano gli studi, l’edizione critica e la trascrizione del Codice. L’altra grande novità di questo lavoro è che per la prima volta viene pubblicato il testo del manoscritto che – a differenza delle illustrazioni – non era mai stato studiato. Due studiose australiane di filologia romanza – Nerida Newbigin e Kathleen Olive – hanno lavorato per sette anni per portare finalmente a portata di un pubblico più vasto il prezioso testo. La parte artistica è stata curata da Cristina Acidini, prestigiosa storica dell’arte e all’altezza dell’impresa scientifica è sicuramente quella editoriale che ha curato non solo le carte e gli inchiostri speciali per esaltare la qualità dell’opera e per restituire la massima fedeltà delle cromie e la nitidezza dei dettagli, ma ha dato particolare importanza alla fotografia e alle innovazioni tecnologiche in grado di consentire il più altro livello di riproduzione del manoscritto. Con l’attenzione, però, di non cadere nel “feticismo” – come l’ha definito Daniele Olschki – del facsimile e rispettare l’idea che esso debba essere scevro da ogni leziosa e pedante esagerazione e garantire la fruibilità e la leggibilità.
Un’immersione nella bellezza è stata la presentazione di questa preziosa realizzazione, martedì 17 maggio a Roma, nella eccezionale cornice dei Musei Vaticani, con la partecipazione di due studiose australiane Newbigin e Olive, di Cristina Acidini, Elena Gurrieri, Daniele Olschki e Carlo Sisi in rappresentanza dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e con l’introduzione del Direttore de Musei Vaticani, Antonio Paolucci. Ascoltare Paolucci è come ascoltare musica. Il suo eloquio ha l’andamento di una sonata di Bach e le sue parole di un sobrio preziosismo evocano immagini nitide che fanno assumere consistenza alle opere, ai personaggi e alle situazioni evocate. Non avrebbe quasi destato sorpresa, perciò, imbattersi, uscendo dai Musei Vaticani, nell’orafo fiorentino di passaggio a Roma per intraprendere il suo prodigioso viaggio.