Bentornata voluntary disclosure, addio Equitalia. Il governo sta valutando due nuove misure fiscali che puntano a favorire sia il bilancio pubblico sia le tasche dei contribuenti. La più imminente dovrebbe essere la riedizione della procedura per il rimpatrio dei capitali dall’estero, che potrebbe riaprire i battenti già a luglio.
“La voluntary disclosure 2 è un’ipotesi concreta”, aveva annunciato a metà mese Matteo Renzi dal salotto di Bruno Vespa. La nuova operazione dovrebbe permettere la regolarizzazione dei capitali all’estero anche per il 2015 ed il 2016, portando un gettito all’erario di un paio di miliardi di euro, risorse che potrebbero essere impiegate per rendere più facile l’avvio degli sgravi Irpef.
Sul versante della riscossione, invece, lo stesso Presidente del Consiglio ha detto che “al 2018 Equitalia non ci arriva: la riorganizzazione di questo sistema prevedrà un modello del tutto diverso. Stiamo riorganizzando il sistema perché sia sempre più a disposizione del cittadino e non vessatorio”.
Un piano preciso non esiste ancora, ma l’idea sarebbe di cancellare il brand Equitalia (società al 51% dell’Agenzia delle Entrate e al 49% dell’Inps), più che mai inviso agli italiani. Com’è ovvio, cartelle esattoriali, sanzioni e pignoramenti non potrebbero scomparire, anche perché non è l’ente che si occupa della riscossione a imporli, ma la legge.
Si tratterebbe perciò semplicemente di rendere più flessibile il braccio pubblico che ha il compito di riscuotere. A questo proposito, la riforma Madia della Pubblica amministrazione prevede una delega al governo per riorganizzare e porre sotto il controllo di Palazzo Chigi le agenzie fiscali, una novità che potrebbe garantire più ampi margini di manovra ai riscossori per modulare le procedure a seconda delle caratteristiche dei singoli contribuenti.