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Giro d’Italia: exploit del giovane Ciccone

Il ventunenne neoprofessionista abruzzese vince per distacco la tappa – Jungels in rosa: era dai tempi di Gaul che un lussemburghese non vestiva la maglia del primato – Landa si ritira e Dumoulin crolla di nuovo: il Giro è sempre più una partita tra Nibali e Valverde

Giro d’Italia: exploit del giovane Ciccone

In attesa che Nibali e Valverde escano allo scoperto, il Giro si diverte a far vivere a taluni – giovani e spesso poco noti – il giorno più bello della loro vita, ad altri più noti e accreditati le pene dell’inferno con un amaro addio ai sogni di gloria. In Toscana ha toccato il cielo con un dito Gianluca Brambilla vincendo ad Arezzo e conquistando la maglia rosa. Nel Chianti la crono ha mandato in orbita uno sloveno, Primoz Roglic, che fino a qualche anno fa faceva il salto con gli sci.

Ieri, primo sul traguardo di Sestola, al termine di una tappa arcigna per i dislivelli da affrontare, ecco un giovanissimo abruzzese, Giulio Ciccone, 21 anni al primo anno di professionismo, perciò sconosciuto con un cognome fino a oggi reso famoso solo da Madonna, che fa anche rima con quello di un altro piccolo grande abruzzese del pedale, Vito Taccone, al quale un po’ Ciccone assomiglia nella maniera con cui ha vinto ieri staccando i compagni di fuga – tra cui Damiano Cunego nuova maglia azzurra di leader degli scalatori – nella discesa per poi resistere sullo strappo finale verso Sestola all’inseguimento del russo Ivan Rovny (secondo a 42”) e del colombiano Darwin Atapuma (terzo a 1’42”).

E a Sestola in casa Etixx-Quick Step, orfana da qualche giorno di Marcel Kittel che come due anni fa è uscito dal Giro alla chetichella, Brambilla, in una sorta di staffetta della felicità, ha passato il testimone al compagno di squadra Bob Jungels, aiutandolo addirittura a conquistare la maglia rosa quando ha capito che per lui era ormai impossibile difendere il primato che rischiava di finire al costaricano Andrey Amador, un tipo da tenere d’occhio in questo Giro. Il costaricano procede a fari spenti ma è sempre lì tra i primi nei momenti topici della corsa.

Ma anche Jungels, totalmente ignorato dai bookmakers a inizio Giro, è un ventitreenne che tappa dopo tappa sta crescendo dimostrando di andare forte sul passo ma anche in salita. Attendiamolo, per una verifica definitiva, nei tapponi dolomitici e alpini ma intanto Bob riporta il Lussemburgo in maglia rosa. Non succedeva dal lontano 1959, l’anno del secondo trionfo al Giro di Charly, il fantastico eroe del Bondone dove nel 1956 aveva conquistato la sua prima maglia rosa nella tormenta di neve.

Sulla medesima montagna due anni dopo, in pieno sole e in maglia rosa sicuro di stravincere, lo scalatore del Principato aveva subito una storica imboscata orchestrata da Louison Bobet quando il francese lo vide scendere di bici per una banale pipì. La tappa, davvero strana, la vinse un velocista come Miguel Poblet. Gaul distrutto nel morale arrivò con un ritardo incredibile. La maglia rosa passò a Gastone Nencini che il giorno dopo Gaul prese sotto tutela per far vincere il Giro all’italiano e farlo perdere a Bobet. Missione compiuta.

Anche nel ’59 Gaul se la vide con un francese, Jacques Anquetil, che sembrava ormai sicuro vincitore dopo il successo nella crono di Susa, ma sul Piccolo San Bernardo Gaul, eccezionale grimpeur, fu un’aquila imprendibile scrivendo un’altra pagina da leggenda del Giro.

Tornando all’oggi, nella giornata da paradiso per Ciccone e Jungels, fa da contraltare l’inferno in cui sono precipitati due big di questo Giro come Mikel Landa e Tom Dumoulin. Landa, uno dei principali favoriti del Giro, è stato costretto al ritiro da un virus intestinale che l’ha tormentato nella giornata di riposo. Dopo aver superato senza danni la temutissima crono, Landa veniva indicato sempre più come l’anti-Nibali. Nessuno poteva immaginarsi di vedere uno scalatore come lui penare tanto sulle prime rampe, del tutto morbide, del Passo della Collina.

Il basco non riusciva a tenere il passo del più umile dei corridori. Ha pedalato ancora per qualche km, poi si è arreso. Per il Team Sky si ripeteva il triste copione di un film che va in onda da qualche anno tanto da prevedere che lo squadrone inglese prima o poi finirà per costringere Chris Froome a fare il Giro per sperare di poterlo vincere. Nel 2013 fu Wiggins ad arrendersi dopo aver messo in scena tappe quasi vergognose per un campione reclamizzato come il baronetto che l’anno prima era stato il primo britannico a trionfare al Tour.

L’anno scorso il Team Sky puntò su Richie Porte e fu un disastro finito con il ritiro dell’australiano quando ormai il suo distacco da Contador si avvicinava all’ora. Quest’anno Landa, strappato a caro prezzo all’Astana, pareva dare le giuste garanzie dopo il brillante Giro dell’anno scorso quando in montagna batté addirittura proprio Contador.

Quanto a Tom Dumoulin, l’ex maglia rosa la tappa l’ha finita ma il ritardo accumulato all’arrivo di circa 13 minuti è senza appello. Sulle pendenze del Pian del Falco, il primo Gpm di prima categoria affrontato in questo Giro, che esaltò Manuel Fuente nel 1971 nell’unica tappa finita quassù, Dumoulin ha certificato i suoi limiti. Per ora è un solo un grandissimo cronoman, capace di stupire per qualche giorno al Giro e anche al Tour ma ancora molto lontano dal poterli vincere.

Ritirato Landa, sprofondato in classifica Dumoulin, se non ci saranno sorprese – Jungels, Amador, Zakarin, Krujiswijk, Chaves, Majka altri non se ne vedono – il Giro dovrebbe essere una partita a due tra Nibali e Valverde. Finora tra i due non c’è stata grossa battaglia ma solo reciproche punturine con in palio una manciata di secondi, preziosi ma non decisivi.. La crono del Chianti aveva permesso a NIbali di scavalcare di un soffio il murciano riparando la piccola stecca di Roccaraso. A sua volta lo spagnolo della Movistar, sempre pimpante a dispetto dell’età, ad Arezzo e ieri a Sestola è riuscito a precedere di 4” l’italiano.

Quanto è bastato a Valverde per entrare in zona podio, terzo a pari tempo con Krujiswijk a 50” da Jungels che guida da ieri la classifica con 23” su Amador. NIbali è quinto a 52” mentre Brambilla è sceso al sesto posto a 1’12”. Schermaglie di secondi aspettando lo scontro sulle montagne (e la cronoscalata all’Alpe di Siusi di domenica). Intanto oggi il Giro si avvicina alle Dolomiti facendo tappa ad Asolo dove la corsa rosa per l’ultima volta è arrivata nel 2010. E guarda un po’ chi vinse? Proprio Nibali.

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