La fusione tra la Bpm e il Banco Popolare porterà a un gruppo da un miliardo di euro di utile netto nel 2019 e un target di payout del 40%. E’ quanto prevede il piano industriale diffuso oggi dai due istituti e presentato in conference call agli analisti. “E’ una banca nuova, che vuole essere una banca leader ha detto il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna Questa unione non è un caso, è figlia di una visione che speriamo si rivelerà anche lungimirante”. Castagna ha definito il piano industriale della nuova banca “solido, ambizioso ma non velleitario” sottolineando che “andiamo verso un mondo in cui il sostegno del trading al conto economico delle banche verrà meno, anche per il progressivo esaurirsi delle riserve”.
In quattro anni dunque i profitti sono visti in crescita di ben l’80% rispetto ai 593 milioni del 2015 grazie potenziali sinergie valutate in circa 460 milioni di euro, di cui circa 320 milioni relativi a sinergie di costo e circa 140 milioni per sinergie di ricavo. Sul fronte della top line, in particolare, il piano strategico ha come obiettivo, si legge nel comunicato, di “sfruttare le caratteristiche distintive del nuovo gruppo, tra cui il suo posizionamento unico nel panorama bancario, e liberare redditività grazie ad un modello di business ottimizzato per servire al meglio la clientela attraverso una gamma completa di prodotti ad alto valore aggiunto”. In Borsa entrambi i titoli sembrano gradire il nuovo piano: Bpm sale dell’1,6% e Banco popolare accelera sopra il 5%.
Sul fronte dei costi, sono previste 1.800 uscite volontarie e ricollocamenti per circa altre 800 persone, che andranno a rivestire nuovi ruoli. In tutto quindi la riduzione dei posti di lavoro e i ricollocamenti riguarderanno circa 2.600 dipendenti. In programma anche la riduzione delle filiali che dovranno scendere nel 2019 a 2.082 dalle2.417 attuali, con la prospettiva in futuro di arrivare a un numero tra le 1.800 e le 1.900.
Per quanto riguarda gli indici di solidità la nuova banca avrà un Cet 1 Fully Phased ratio pari a 12,9% al 2019, comprensivo dell’aumento di capitale di € 1,0mld del Banco Popolare. Castagna durante la presentazione del piano ha annunciato una riduzione del 25% dello stock di crediti deteriorati (Npl) dai 31,5 miliardi di fine 2015 ai 23,9 miliardi previsti per il 2019, precisando che il piano di riduzione delle sofferenze della banca sarà di “almeno 8 miliardi ma fino a 10 miliardi”.
Nel 2019 quindi l’incidenza dei crediti deteriorati nominali sarà pari al 17,9% (incidenza dei crediti deteriorati netti pari a 11,1%), la copertura delle sofferenze al 59% e il costo del rischio di 63pb nel 2019, da conseguire attraverso una nuova unità dedicata alla gestione delle sofferenze. “La creazione di una nuova unità dedicata alla gestione e al recupero delle sofferenze – si legge nel comunicato parallelamente alla definizione di un chiaro piano di riduzione di queste ultime realizzando cessioni per almeno 8 miliardi di euro, garantirà una forte attenzione al profilo di qualità del credito del Nuovo Gruppo”.