La cordata guidata da Deutsche Bank ha presentato l’offerta non vincolante più alta per l’acquisizione di Grandi Stazioni Retail. È quanto ha detto l’amministratore delegato di Grandi Stazioni, Paolo Gallo, parlando con i giornalisti a Firenze, a margine dell’inaugurazione di uno spazio rinnovato all’interno della stazione di Santa Maria Novella.
“Insieme al fondo pensione danese (Atp), Deutsche ha presentato l’offerta più alta”, ha affermato Gallo, confermando anticipazioni di stampa. Secondo quanto comparso in alcuni articoli nei giorni scorsi, l’accoppiata ha messo sul piatto 805 milioni, di cui 629 milioni di equity.
Alla domanda sulle prossime tappe del processo di vendita, Gallo ha detto di attendersi le offerte vincolanti “entro la fine del mese di maggio”. Secondo quanto riferito da una fonte vicina alla situazione nei giorni scorsi, i tempi del processo sono slittati di circa un mese. Nei prossimi giorni, infatti, dovrebbe tenersi una nuova management presentation, richiesta dagli offerenti, dopo la quale verrà riaperta la data room. Le offerte vincolanti, secondo la fonte, dovrebbero arrivare sul tavolo dell’advisor Rothschild attorno al 20 maggio.
Ai giornalisti che chiedevano se sono attesi dei rialzi significativi rispetto alle offerte non vincolanti, Gallo ha risposto: “Lo auspichiamo. Il meccanismo di gara prevede che le offerte vincolanti non possano scendere più del 15% rispetto alle offerte non vincolanti. Per questo, dal nostro punto di vista, le offerte non vincolanti sono state caute dal punto di vista del valore e questa è la motivazione per cui ci aspettiamo dei rialzi”.
Secondo indiscrezioni di stampa, dopo la coppia Deutsche Bank-Atp, la maggiore offerta non vincolante è giunta dal colosso del private equity Lone Star (750 milioni, di cui 574 milioni di equity). Terza posizione per la cordata formata dalla famiglia Borletti, da Antin e da Icamap (727 milioni, di cui 543 milioni di equity). Quarto posto per la cordata composta da Altarea Cogedim, il fondo sovrano Gic, Previca e Abp (700 milioni, di cui 544 milioni).
Fuori dai giochi, rispetto alla prima fase, gli operatori di private equity Terra Firma, Pamplona e BC Partners.