Prosegue anche nel 2016 il trend di crescita del mercato italiano del factoring, che continua a sostenere l’economia nazionale nello sforzo verso una reale e consistente ripresa. Dopo una variazione positiva del 4,09% registrata a fine 2015 in rapporto a un volume d’affari complessivo di circa 185 miliardi di euro, l’andamento atteso per l’intero 2016 stima un ulteriore incremento del 3,90%.
I dati del consuntivo 2015 e le previsioni per l’anno in corso sono stati diffusi da Assifact, l’Associazione italiana per il factoring che riunisce gli operatori di un settore che in Italia vale circa il 12% del Pil. Al 31 dicembre 2015 anche l’ammontare dei crediti in essere (outstanding) ha fatto segnare una crescita (+3,02%), così come il totale degli anticipi e corrispettivi erogati alle imprese (+4,46%). Alla stessa data, in base all’analisi della distribuzione territoriale delle imprese che ricorrono al factoring, il 33,34% dei clienti cedenti risulta localizzato in Lombardia. Seguono il Lazio con il 21,34% e il Piemonte con il 10,71%. In Lazio e Lombardia si concentrano anche i debitori ceduti, rispettivamente con il 26,87% ed il 19,99%. Seguono il Piemonte e l’Emilia Romagna con il 7,55% e 7,40%.
L’83,64% dei clienti cedenti è rappresentato da imprese e società non finanziarie. Analizzando la distribuzione economica dei debitori ceduti, si conferma una quota importante di portafoglio rappresentato dalle Amministrazioni Pubbliche (pari 26,55%). Più della metà dei debitori ceduti (il 53,36%) è riconducibile a imprese e società non finanziarie. Prosegue anche il generale miglioramento nei tempi e nei ritardi medi di pagamento in Italia, sia per il settore privato che per quello pubblico: la durata effettiva media di un pagamento scende da 94 a 80 giorni per le imprese e da 165 a 144 giorni per la Pubblica Amministrazione. Soprattutto per i debiti del settore pubblico le performance di pagamento non si sono ancora avvicinate a valori «fisiologici», in linea con la normativa che prevede il saldo entro 30/60 giorni.
Nonostante gli sforzi degli ultimi governi che si sono succeduti il divario con le altre economie europee avanzate rimane quindi elevato. Il factoring mantiene una percentuale di sofferenze contenuta. “A conferma della contenuta rischiosità delle operazioni di cessione del credito da parte di società specializzate, le sofferenze – sottolinea Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact e docente di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata – rappresentano soltanto il 3,42% dell’esposizione totale al 31 dicembre 2015, in linea con il livello di fine 2014 e molto al di sotto delle sofferenze bancarie che sono pari all’11,02% degli impieghi bancari”.