Stop al bicameralismo perfetto: è questa la principale novità che è stata varata con la definitiva approvazione della legge (che però sarà sottoposta al referendum in ottobre) sulle riforme costituzionali, che prevede tra l’altro anche un nuovo federalismo, nuove norme per i referendum e l’abolizione del Cnel.
La novità più importante della cosiddetta legge Boschi, che è stata approvata oggi con 361 voti favorevoli e sette contrari (le opposizioni hanno abbandonato l’Aula al momento della votazione) è la riforma delle due Camere. La Camera dei deputati continuerà ad essere eletta con le stesse modalità di adesso: i deputati saranno sempre 630 e potranno, solo loro, votare la fiducia sui provvedimenti del Governo. Inoltre la seconda carica dello Stato, che sostituisce il Presidente della Repubblica in caso di necessità, non sarà più il Presidente della Senato ma quello della Camera.
Il Senato invece viene fortemente ridimensionato: i membri passano da 315 a 100, di cui 95 eletti dai Consigli regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori) più 5 nominati dal Presidente della Repubblica che resteranno in carica per 7 anni. Spariscono dunque i senatori a vita (quelli attualmente in carica si aggiungeranno ai 100, ma non ne verranno nominati altri). Il nuovo Senato, qualora il referendum confermativo del prossimo autunno dovesse validare la legge, avrà competenza legislativa solo su riforme e leggi costituzionali, ratifiche dei trattati Ue e leggi elettorali: per quanto riguarda le leggi ordinarie, potrà chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sarà tenuta a dare seguito alla richiesta. Verranno anche sospese le indennità attualmente in vigore per chi occupa i seggi di Palazzo Madama, ma è prevista l’immunità parlamentare.
Novità importanti anche per la Corte Costituzionale: su 15 giudici, dei 5 che spettano al Parlamento saranno eletti in 3 dalla Camera e in 2 dal Senato. Nel corso dei primi due scrutini, per la loro elezione occorrerà raggiungere la maggioranza dei due terzi dell’assemblea, mentre in quella successiva basterà la maggioranza dei tre quinti.
Il ddl Boschi ha proposto delle modifiche rilevanti all’elezione del Presidente della Repubblica. Il posto dei delegati regionali verrà preso dai nuovi senatori, ma la modifica più importante riguarda senza dubbio il quorum da raggiungere: nelle prime tre votazioni tutto rimane invariato e il Capo dello Stato verrà eletto solo in presenza della maggioranza dei due terzi dell’Assemblea. Dalla quarta votazione in poi, il quorum scenderà dalla maggioranza assoluta alla maggioranza dei tre quinti dell’intera Assemblea, mentre dalla settima votazione in poi si dovrà arrivare ai tre quinti dei votanti.
Il numero di firme necessario per presentare un referendum popolare salirà da 500mila a 800mila (e sarà necessaria anche una dichiarazione di ammissibilità della Corte Costituzionale), mentre per un progetto di legge ne serviranno 150mila e non più 50mila. La riforma prevede anche l’introduzione nella Costituzione di altri due tipi di referendum: popolari propositivi e di indirizzo. Spetterà alla Camera il compito di varare una legge che ne delinei le modalità di attuazione.