Il mercato online dei prodotti contraffatti muove in Italia un giro d’affari paragonabile a quello di una manovra finanziaria. “Se tutto il materiale venisse portato in ambito legale, l’impatto sarebbe di circa 17 miliardi di euro, mentre i pagamenti tributari ammonterebbero a 5 miliardi di euro”. A rivelare le cifre è il generale Gennaro Vecchione, comandante delle unità speciali della Guardia di Finanza, intervenuto mercoledì a Roma nel corso del convegno “Contraffazione e lotta alle Informazioni ingannevoli”, promosso dall’Osservatorio Italia in Testa in collaborazione con l’Ambasciata di Ungheria.
“Per contrastare il fenomeno – spiega Francesca Cappiello, della Direzione Generale per la lotta alla contraffazione del Mise – lo scorso anno è stata stipulata la Carta Italia, un accordo sottoscritto a luglio da titolari di diritti (Indicam) e attori del commercio online (Consorzio Netcomm) e promosso dal Mise. La Carta impegna i suoi firmatari ad adottare misure che consentano l’individuazione delle offerte relative a prodotti non autentici prima della loro messa online”.
Ma non c’è solo internet da tenere d’occhio: “In Italia, dal 2008 al 2014 sono stati sequestrati circa 377.395.292 oggetti contraffatti, per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro – continua Cappiello –. Le merci più contraffatte sono gli accessori per l’abbigliamento, seguiti dal vestiario vero e proprio. Al terzo posto, invece, ci sono i giocatoli”.
La contraffazione pesa ancora di più sull’immagine del Made in Italy, che pure – secondo Marinella Loddo, dell’Istituto nazionale per il commercio estero – è ancora “il terzo marchio più riconosciuto a livello mondiale dopo Coca Cola e Visa”. Fuori dai nostri confini, il mercato dei falsi prodotti italiani si scatena soprattutto a tavola, al punto che “sono imitazioni il 97% dei sughi per pasta, il 94% delle conserve sott’olio e sotto aceto, il 76% dei pomodori in scatola e il 15% dei formaggi che si vendono in Nord e Centro America”, sostiene Lidia Marconi, membro dell’Associazione delle camere di commercio italiane all’estero.
Un altro ambito particolare è quello delle sigarette. In questo caso non si parla di contraffazione, ma di contrabbando, ovvero del traffico illecito che sfugge al monopolio di Stato e che in Italia vale “circa il 7% del mercato – come rileva Luca Gentile, anti illicit trade manager della British American Tobacco Italia –. Discorso ben diverso va fatto, invece, per la contraffazione delle sigarette: nel nostro Paese, secondo i dati evidenziati dalla Guardia di Finanza, la contraffazione è oggi un problema marginale, che rappresenta non più dell’1% delle sigarette illegali totali sequestrate”. Una distinzione che ha ben poco di consolatorio, “visto che – ricorda Marco Ganassi, della Federazione Italiana Tabaccai – gli introiti del contrabbando vanno a finanziare la criminalità organizzata”.