Nel 2015, l’economia italiana è tornata a crescere. Dopo tre flessioni consecutive, il Pil è aumentato in termini reali dello 0,8%, grazie alla ripresa del settore manifatturiero, trainato dall’accelerazione dell’attività nel comparto dei mezzi di trasporto. Nei servizi, il valore aggiunto è aumentato dello 0,4%, mentre nelle costruzioni è ulteriormente sceso, accumulando un ritardo rispetto al 2007 superiore ai 30 punti percentuali.
Durante lo scorso anno, l’economia italiana ha beneficiato della ripresa della domanda interna: per la prima volta negli ultimi quattro anni, il contributo al netto delle scorte è tornato positivo. I consumi delle famiglie sono aumentati in termini reali di quasi l’1%, grazie ad un moderato recupero delle retribuzioni. Anche gli investimenti sono tornati a crescere, dopo sette flessioni consecutive. Nel 2015, il contributo della domanda estera netta è divenuto negativo, dopo aver sostenuto la crescita nei quattro anni precedenti, come risultato della forte accelerazione delle importazioni. Anche le esportazioni sono cresciute, avvicinandosi in valore ai 500 miliardi di euro, con il peso sul Pil che ha superato per la prima volta il 30%.
Per un quadro completo, è utile incrociare i dati economici con quelli demografici. Nel 2015, la popolazione italiana è diminuita dello 0,2%. Dal 1960, era accaduto solo una volta, nel 1986, in una situazione generale radicalmente differente da quella attuale. Il calo della popolazione si accompagna, inoltre, ad un sensibile invecchiamento: all’inizio del 2016, gli ultrasessantacinquenni sono arrivati a rappresentare il 22% del totale, mentre il peso di quelli con meno di quindici anni è sceso sotto il 14%. L’aumento del Pil associato al calo della popolazione ha determinato un positivo incremento del Pil pro-capite, che si è avvicinato nuovamente ai 27mila euro.
Nel confronto internazionale la situazione mostra alcune criticità. Il dato italiano rimane molto più basso di quello tedesco, ma più alto di quello spagnolo. La dinamica degli ultimi anni segnala, però, un peggioramento: il ritardo dalla Germania si è ampliato, superando i 10mila euro, mentre il vantaggio sulla Spagna si è ridotto, scendendo sotto i 4mila euro.
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