A sessanta metri di altezza, in cima a un silos, per protestare contro Glencore. Rino Barca, Roberto Forresu e Daniela Piras, segretari provinciali di Fim, Fiom e Uil si sono barricati sulla struttura situata nello stabilimento di Alcoa di Portovesme, in provincia di Carbonia-Iglesias, per far sentire la loro voce alla multinazionale svizzera Glencore, che vorrebbe rilevare gli impianti con agevolazioni sul prezzo dell’energia molto vantaggiose.
Secondo Bruxelles gli sconti potrebbero configurarsi come aiuti di Stato e l’autorizzazione è arrivata solo per 3 anni e non per i 10 richiesti dagli svizzeri. Nel frattempo però l’industria da quattro anni è completamente ferma.
Alle 3 di stanotte dunque, i tre sindacalisti hanno deciso di compiere il gesto eclatante. A spiegare i motivi è intervenuto il segretario nazionale della Fim – Cisl, Marco Bentivogli: «I continui rinvii di Glencore, Alcoa che non consente alternative a nuovi investitori. Il Piano Sulcis fermo al palo. Per i lavoratori resta solo la disperazione di vedere stabilimento chiuso e la fine degli ammortizzatori sociali e di ogni reddito per centinaia di famiglie. Lo avevamo detto, se qualcuno pensa di dividere o di avere senza soluzioni la resa dei lavoratori ha sbagliato i conti».
Alle 11 di stamattina il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha sollecitato una risposta da parte di Glencore e assicurato il massimo impegno «del Governo per dare prospettive all’Alcoa di Portovesme non solo è confermato, ma proseguirà fino alla individuazione di una soluzione che dia risposte concrete alle esigenze occupazionali e di sviluppo del territorio coinvolto».