“Il piano è stato approvato dal Cda nel maggio 2015 e ieri sono stato nominato con Alberto Minali per implementarlo, anzi abbiamo già iniziato a farlo nei fatti perché siamo già a marzo”. Così Philippe Donnet ha presentato il nuovo corso triestino alla sua prima uscita pubblica da group ceo delle Generali per la presentazione dei conti 2015. Un cambio della guardia, dopo l’uscita di Mario Greco, che si muove nel solco della continuità e della volontà di portare a compimento il piano approvato lo scorso anno. “I sistemi di governance dell’azienda hanno funzionato in maniera straordinaria – ha commentato il presidente Gabriele Galateri di Genola – il fatto importante è che il consiglio ha scelto due persone riconosciute all’interno e all’esterno dell’azienda, due veri leader capaci di portare avanti il piano approvato”.
PIANO, TARGET CONFERMATI
“Una mia priorità sarà assicurare il mantenimento dell’eccellente slancio mentre andiamo avanti – ha detto Donnet che dal 2013 è a capo del business assicurativo italiano del gruppo e che per ora manterrà gli incarichi avuti fino ad oggi – Abbiamo una strategia solida e chiara” che “mira a far progredire il nostro business come retail leader, a renderlo più semplice e più agile nel servire i nostri clienti e più generoso nel remunerare i nostri azionisti”. Certo, già un anno fa quando è stato approvato il piano presentava obiettivi ambiziosi. E oggi le condizioni di mercato non sono migliorate rispetto ad allora. Ma Donnet ha confermato la volontà di raggiungere i target che il gruppo si è dato. “Il piano c’è non è cambiato – ha detto – Siamo ancora di più focalizzati sull’implementazione. E’ vero che c’è stato un deterioramento dei mercati e dovremo fare ancora più sforzi sulla disciplina, ma i target del piano precedente sono stati raggiunti con un anno di anticipo, penso abbiamo dimostrato la nostra capacità di raggiungere obiettivi anche sfidanti”.
Nel frattempo Donnet si trova al centro di un altro dossier caldo di questi giorni: Telecom Italia-Vivendi (la società presieduta da Vincent Bollorè primo azionista di Telecom Italia). Donnet siede infatti nel board di Vivendi dal 2008 e alla prossima assemblea di Vivendi, il 21 aprile, sarà proposto il rinnovo del suo mandato. “Quanto alla mia presenza nel board di Vivendi, sono stato nominato Ceo di Generali ieri e non mi sono ancora occupato di questo tema – ha detto rispondendo a una domanda – Devo dire che qualche riflessione la farò, ovviamente e prenderò una decisione al momento opportuno”.
DIVIDENDO IN AUMENTO. MA SOSTENIBILE
SOLVENCY BATTE LE ATTESE
La conferma dei target del piano strategico è uno degli aspetti che più sono piaciuti agli analisti, insieme alla politica del dividendo e ai dati sul capitale che si è rivelato migliore del previsto. Il dividendo è in salita del 20% (12 centesimi per azione) a 0,72 per azione con un pay out ratio al 55,3% dal 55,9% del 2014. “La nostra idea di dividendo – ha spiegato il neo direttore generale Alberto Minali – non è sorprendere il mercato ma avere una traiettoria sostenibile”. La cedola è in linea con le stime degli analisti e con l’obiettivo di 5 miliardi di euro di dividendi complessivi entro il 2018 che si è dato il gruppo. “Il nostro obiettivo di 5 miliardi di euro cumulativi di dividendi entro il 2018 è bene in vista”, ha commentato anche Galateri durante la presentazione dei risultati. “So di non parlare solo per me – ha aggiunto – ma anche a nome degli altri componenti del cda quando dico che siamo impegnati ad assicurare che Generali resti un attraente investimento di lungo termine. Una parte chiave di questo è il pagamento di un dividendo che sia al tempo stesso sostenibile e in progressivo”.
Allo stesso tempo il gruppo ha archiviato un Solvency ratio del 202% calcolato per intero sulla base del modello interno e al 175% su base regolamentare (70% del business con modello interno e 30% temporaneamente sotto la formula standard).
IL TITOLO SCIVOLA SULL’UTILE
A Piazza Affari però il titolo scivola dell’1,59%. Il mercato per ora si è focalizzato sull’utile netto leggermente inferiore alle attese: i profitti del 2015 si sono infatti attestati a 2 miliardi rispetto ai 2,2 attesi dal consensus. In particolare, sottolineano gli analisti di Barclays in una nota, è deludente l’utile netto del quarto trimestre a 304 milioni (-37% rispetto al consensus) su cui pesa l’impatto della quota nella brasiliana Btg. Si è però confermato solido il risultato operativo (+6,1%) e l’operating Roe +14% (sopra il target >13%). Nessun coinvolgimento infine con un possibile dossier Bmps: “Non ci è mai stata proposta alcuna iniziativa su Mps. Non rientra nel piano strategico di Generali aiutare banche”, si è smarcato il direttore generale Minali respingendo le indiscrezioni di un coinvolgimento della compagnia triestina in un piano a favore di Mps.