Licenziamenti in forte calo nel 2015. Secondo i dati rilasciati lunedì dal ministero del Lavoro, l’anno scorso i rapporti di lavoro cessati a causa di un licenziamento sono stati 841.781, l’8,14% in meno rispetto al 2014. Nonostante le polemiche relative all’abolizione dell’articolo 18 e alle minori garanzie previste dal nuovo contratto a tutele crescenti rispetto al vecchio tempo indeterminato, i numeri sembrano essere a favore del Jobs Act.
Il calo più consistente riguarda in particolare l’ultimo trimestre del 2015, tre mesi nei quali i licenziamenti sono scesi a 243.206 unità, 42.487 in meno rispetto allo stesso periodo del 2014. In termini percentuali si parla di una discesa di quasi il 15% (-14,9%). Dal punto di vista delle differenze di genere, i licenziamenti degli uomini sono calati del 18,4%, mentre quelli delle donne hanno fatto segnare un -9,3%.
Sul fronte contrario, vale a dire quello delle assunzioni, nel quarto trimestre del 2015 sono stati attivati 2.506.704 contratti di lavoro dipendente e parasubordinato, in salita del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2014. In questo caso però le differenze di genere sono abissali: +17% per gli uomini a fronte di un +1,6% per le donne.
Per quanto riguarda poi le diverse tipologie di contratti, nei mesi ottobre-dicembre 2015, sono stati effettuati 1.476.502 contratti a tempo determinato (59% del totale) mentre quelli a tempo indeterminato ammontano a 739.880, quasi il 30% del totale. Infine i contratti di collaborazione sono stati 104.676 (4,2% del totale), mentre quelli di apprendistato sono stati 43.642, pari all’1,7% del totale. Per i contratti stabili, l’aumento è di oltre il 100% rispetto allo stesso periodo del 2014 (371.519 in più).