Uno o più membri del nuovo board di Intesa Sanpaolo, che sarà eletto nella prossima assemblea di aprile, dovrà auspicabilmente “apportare conoscenze in tema di Paesi esteri e strategie di internazionalizzazione eventualmente in virtù di esperienze in posizione apicale presso una grande banca internazionale” e il futuro presidente dovrebbe avere “un riconosciuto standing internazionale”. E’ così che il Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, presieduto da Giovanni Bazoli, ha stilato, come da prassi, le sue indicazioni per il nuovo organigramma al vertice della banca che ha abbandonato il sistema di governance duale per tornare al classico sistema monistico basato sul consiglio d’amministrazione.
Il Consiglio di sorveglianza non sarà decisivo nella scelta del nuovo board ma la sua uscita ha destato non poco scalpore nella comunità finanziaria, sia perché ricalca quasi parola per parola una recente lettera recapitata dalla Bce alla banca guidata da Carlo Messina, la cui conferma nel ruolo di ad è fuori discussione, sia perché i riferimenti alla statura internazionale del futuro presidente non sembrano indicare una conferma di Gian Maria Gros-Pietro, presidente uscente ed economista industria di fama ma la cui esperienza è stata ed è prevalentemente nazionale.
Le scelte sul futuro board in realtà toccheranno agli azionisti di Intesa, che pur essendo in larga parte internazionali, saranno in realtà influenzati dal peso delle due principali Fondazioni bancarie, la Compagnia Sanpaolo di Torino e soprattutto la Cariplo del sempre potentissimo presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti. Toccherà a loro decidere, ma le indicazioni di Bazoli, sempre molto ascoltato da Guzzetti, sembrano propendere per un nuovo presidente di standing internazionale, come l’ex direttore generale di Banca d’Italia ed ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, o Domenico Siniscalco, anche lui ex ministro dell’Economia e attuale country manager per l’Italia e vicepresident di Morgan Stanley, che in realtà è l’unico ad avere un incarico operativo in una grande banca internazionale. Poche sembrano invece le chances dell’ex ministro Vittorio Grilli, approdato da non molto in JP Morgan.