E’ decisamente partito male il meccanismo di risoluzione messo a punto in Europa per le banche detto BRRD. Forse non ci voleva molto a capire che avrebbe creato scompiglio sui mercati, ma ancor più preoccupante è constatare che con tutta probabilità non si tornerà indietro, non si procederà a quella revisione che la Direttiva in merito consente e che è stata suggerita dal Governatore della Banca d’Italia. E questo suona a conferma di quel più generale smarrimento del buon senso nel dettare le regole percepito dai cittadini, che li allontana dall’Europa.
Nel caso specifico della regolamentazione bancaria c’è innanzitutto da notare che è stata messa al centro la difesa del contribuente piuttosto che quella del risparmio saggiamente prevista nell’ordinamento italiano. La differenza non è da poco. E’ davvero interesse dei cittadini che lo stato non sborsi denari per salvare le banche o piuttosto che il risparmio accumulato non rischi di essere decurtato? Ciò che è successo di recente non mi sembra lasci molti dubbi. Per i risparmiatori che assistono alla falcidia dei listini di borsa non so quanto sia consolante sapere che però lo stato non dovrà più impiegare i soldi dei contribuenti o indebitarsi per risolvere i problemi delle banche.
E non sarebbe di grande conforto neppure pensare che le banche stanno pagando lo scotto delle loro “malefatte”. Questo è infatti l’altro messaggio che in fin dei conti è stato trasmesso insieme al corollario che chiama in causa in quanto “complici” i risparmiatori che posseggono, direttamente o indirettamente, titoli di banche rivelatesi problematiche. Dovevano stare attenti perbacco! E comunque niente paura, per i depositanti garantiti fino a 100000 euro.
Siamo così al cospetto di un ulteriore attentato al buon senso, almeno di chiunque abbia un po’ di conoscenza di banca anche solo attraverso la cultura finanziaria che i regolatori tengono a promuovere. Giudicare la specifica situazione in cui si trova una banca è tremendamente difficile. Lo è persino per gli esperti della vigilanza, che non a caso si prendono molto tempo quando si tratta di ispezionarle. Eppure le regole di risoluzione fanno gran conto sulla capacità di capirci del cittadino. Chi ha titoli bancari e non dimostra questa capacità ne paga il fio, e così imparerà a darsela. Problemi? Solo di apprendimento, cioè di transizione verso un promesso mondo migliore.
Viene in mente la nota frase di Keynes “Nel lungo periodo siamo tutti morti”. Nello specifico: anche ammesso che prima o poi il risparmiatore finisca per imparare (e che quindi diventi un po’ banchiere), nel frattempo l’esercizio del solo buon senso rischia di aggravare la situazione delle banche problematiche e di far soffrire anche le banche più solide. Certo i depositi sono in buona misura garantiti, anche se la banca chiude i battenti, ma c’è da fidarsi quando la Germania si rimangia l’impegno di un’assicurazione condivisa?
E in ogni caso debbo proprio tenere i miei soldi in una banca “chiaccherata”? Non conviene senz’altro spostarli altrove, mettendomi così del tutto al sicuro anche se la banca ne soffrirà? D’altra parte, visto quanto è già costato alle banche più affidabili l’intervento per la risoluzione delle quattro piccole, nelle scelte di investimento non è insensato considerare anche gli oneri di un eventuale nuovo contributo per un caso ben più importante.
Quelle che finora abbiamo visto sono probabilmente solo avvisaglie. La storia non è finita, ma se avrà una positiva svolta quella verrà – ironia della sorte!- da quella stessa Germania che tanto ha premuto per l’approvazione delle nuove regole. A meno che non riesca a convincere che il suo colosso globale, Deutsche Bank, è “solido come una roccia” come afferma il suo CEO. Sostenuto dalle ripetute esternazioni in merito del Ministro delle Finanze Schauble, giunto a negare l’assunto della BRRD sulla capacità di valutazione espressa dagli investitori che hanno duramente colpito questa banca.