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Nell’Est Europa la crescita tiene, nonostante cambi ed energia

Nella regione produzione ed export sono rimasti sostenuti anche dal fatto che i Paesi dell’area hanno risentito solo marginalmente del rallentamento nei principali Paesi in via di sviluppo – Ma attenzione sempre a Russia e Ucraina, dove l’aumento delle sofferenze è la principale fonte di preoccupazione per il sistema bancario.

Nell’Est Europa la crescita tiene, nonostante cambi ed energia

In Europa Centro-Orientale, gli indicatori congiunturali pubblicati nel rapporto mensile Intesa Sanpaolo confermano una stabilizzazione del percorso di recupero nel corso del quarto trimestre 2015. Persistono tuttavia alcune grosse differenze tra i Paesi presi in considerazione. La produzione industriale e le esportazioni hanno accelerato nel mese di novembre in Slovacchia, Ungheria e Croazia, rallentando invece in Slovenia, Romania e Serbia. Gli indicatori di fiducia risentono della congiuntura globale nel mese di dicembre, in parte a causa delle turbolenze che si sono verificate nei mercati finanziari internazionali, tuttavia segnando un netto miglioramento nella regione nel mese di gennaio. La crescita è stata sostenuta anche dal fatto che i mercati considerati abbiano risentito solo marginalmente del rallentamento della dinamica economica nei principali Paesi in via di sviluppo. Secondo gli analisti, nel quarto trimestre 2015 si prevede un tasso di crescita negativa del PIL in in Russia.

A causa del calo dei prezzi dell’energia, i tassi di inflazione nel mese di dicembre sono risultati negativi in quasi tutti i Paesi della regione, con le uniche eccezioni di Ungheria (+ 0,9% a causa dell’effetto di base), Albania (+2,2%) e Serbia (+1,5%). L’inflazione è leggermente calata nei mercati CSI, in parte a causa della svalutazione del cambio.

Nell’ultima riunione, la BCE ha deciso di mantenere i tassi di riferimento invariati, confermando che rimarranno ai livelli attuali o inferiori per un periodo di tempo prolungato. Questa mossa comporta ulteriori misure di supporto oltre al verificarsi di tassi di inflazione negativi o molto bassi a livello nazionale, e al tempo stesso la proroga delle misure accomodanti di politica economica. In questo contesto, i tassi a lungo termine, dopo un calo generalizzato autunno seguito ai picchi estivi, sono rimasti sostanzialmente invariati. Dall’altro lato, nei Paesi CSI, e in particolare in Russia, a causa del deprezzamento della moneta che si è verificato nel mese di gennaio, i nuovi minimi del prezzo del petrolio e i relativi rischi d’inflazione, le autorità bancarie sono rimaste caute. Mentre l’Ucraina aspetta di ricevere la terza tranche del prestito del FMI nel mese di febbraio.

Dal punto di vista bancario, la crescita dei prestiti risulta leggermente migliorata in alcuni mercati nel mese di novembre, in particolare in Slovacchia e in Serbia, ma ha continuato a diminuire in Slovenia, Ungheria, Croazia e Albania. Nei Paesi CSI, al netto dell’effetto cambi, gli impieghi sono risultati ancora negativi in Ucraina e Russia, dove l’aumento delle sofferenze è la principale fonte di preoccupazione. Dal lato della raccolta, l’aumento delle passività estere, in particolare in Albania e Slovenia, è stato parzialmente compensato dalla crescita nei depositi, che hanno continuato a crescere, soprattutto in Bosnia e Romania.

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