L’impennata della mattinata si è ridimensionata, ma all’inizio del pomeriggio le azioni di Banco Popolare (+4,8%) e di Bpm (+2,7%) sono ancora fra le migliori del Ftse Mib, spinte dalle indiscrezioni che danno ormai per vicina l’intesa sulla fusione dei due istituti.
Ieri al Tesoro è andato in scena un incontro tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il consigliere delegato di Bpm Giuseppe Castagna e il numero uno di Ubi Banca Victor Massiah. I due manager si sarebbero convinti che insistere sull’opzione alternativa (una fusione a tre fra Bpm, Ubi e il Monte dei Paschi di Siena) avrebbe rischiato di complicare ulteriormente le cose e rallentato l’intero riassetto del comparto. Da qui l’indirizzo preso da Bpm, lasciata libera di accelerare sulla strada per Verona.
Segnali positivi sarebbero arrivati anche dalla Bce, con cui Castagna in queste ore ha mantenuto contatti serrati, che avrebbe tranquillizzato sulle necessità patrimoniali dell’aggregato post-fusione, placando almeno in parte i timori del fronte milanese sul peso delle sofferenze in pancia al Banco.
Il piano di fusione, che secondo il Corriere della Sera è stato favorito dall’appoggio al governo del gruppo politico di Flavio Tosi, sindaco di Verona e fautore di un forte aggregato bancario, potrebbe prevedere maggiori sinergie rispetto a quanto si aspetta il mercato.
Il Banco Popolare capitalizza oggi 2,8 miliardi di euro mentre Bpm 3 miliardi. In un’ipotesi di fusione calcolata agli attuali prezzi di mercato e sinergie pari all’11% dei costi, il nuovo gruppo avrebbe un Cet1 ratio pari al 12,1%.
Quanto alle altre banche, si torna a parlare di un’ipotesi di fusione tra Mps (-3,9%)e Ubi Banca (+0,8%). Ieri la banca senese ha diffuso i risultati in linea con le attese e oggi l’ad Fabrizio Viola in un’intervista ha detto che l’ipotesi di fusione con Ubi presenta aspetti positivi dal punto di vista industriale, ma anche che al momento non ci sono opzioni sul tavolo.