Per la prima volta nel 2016 il petrolio chiude la giornata a Wall Street con il segno positivo. Rimbalzano i listini Usa, a partire dall’indice S&P 500, tornato sopra quota 1.900. Ma le tribolazioni dei mercati finanziari non sono finite: finiscono sotto tiro nel giovedì nero dell’automotive Fiat Chrysler e Renault, i due titoli leader del comparto nel 2015.
La seconda settimana del 2016, anno davvero bisesto, si avvia così alla chiusura in un clima di grande incertezza, anche se la ripresa di Wall Street, scatenata dal rally a metà giornata, lascia ben sperare. L’indice Jones chiude la seduta in rialzo dell’1,41%, l’S&P +1,67% a 1921,84 punti. In recupero anche il Nasdaq (+1,97%).
JP MORGAN BATTE LE STIME. GOLDMAN PAGA 5,1 MILIARDI PER GLI ABS
Il rally è stato favorito da vari fattori:
1) L’eccellente trimestrale di JP Morgan (+3%). La principale banca Usa ha messo a segno un risultato netto 5,43 miliardi di dollari (+10,2%). L’utile per azione è stato di 1,32 dollari, erano 1,25 i dollari attesi dagli analisti. Sopra le attese anche i ricavi, pari a 23,7 miliardi di dollari contro stime a 22,89 miliardi. La banca di Jamie Dimon ha anche aggiunto 136 milioni di dollari alle riserve, mossa legata al peggioramento delle condizioni del debitori del settore energia.
2) L’impennata dei prezzi del petrolio: Wti +3% a 31, 41 dollari, Brent +1,5% a 30,77 dollari. Sull’onda di questi progressi il comparto dei petroliferi avanza del 4,5%, Exxon e Chevron +5%.
3) “Sarebbero difficili da giustificare nuovi aumenti dei tassi dopo la caduta dei prezzi del petrolio”. Così James Bullard, presidente della Fed di Saint Louis, ha confermato la strategia soft della banca centrale.
4) Sul fronte societario da segnalare i conti di Intel risultati migliori delle stime. Ma il colosso californiano dei chips ha presentato proiezioni deboli per l’esercizio 2016 soprattutto per le vendite dei pc. Il titolo è così sceso nel dopo Borsa del 3,8%.
5) Goldman Sachs verserà 5,1 miliardi di dollari allo Stato per chiudere il contenzioso legato alle vendite di Abs prima della crisi del 2007/08. La multa assorbirà buona parte dei profitti del trimestre.
DEBOLE L’ASIA: SHANGAI NEL 2016 PERDE IL 16%
Si avviano invece a chiudere la settimana in rosso le Borse asiatiche. Debole Tokyo -0,2% a metà seduta. In terreno negativo anche Hong Kong (-0,8%), Shanghai (-1,5%) e Shenzhen (-0,9%). Dall’inizio del 2016, nonostante i massicci interventi della mano pubblica, Shanghai ha perduto il 16,1%, Shenzhen il 20,2%. Pesanti anche i cali di Hong Kong (-10,3%), Tokyo (-9,1%) e Singapore (-8,3%).
Meteoborsa segnala un avvio in moderato rialzo per i mercati europei: Londra +14 punti a 5932; Parigi + 17 pb a 4,330, Francoforte +21 pb a 9.815.
CAPOTTANO I LISTINI EUROPEI, L’ENI IN SOCORSO DI MILANO
I mercati europei hanno chiuso in ribasso una seduta di violente oscillazioni, soprattutto per i titoli dell’automotive. A Milano l’indice Ftse Mib ha perso l’1,7% a 19.803 punti. Nel corso della giornata ha segnato un minimo a 19.576 punti (il livello più basso da 12 mesi) e un picco a 19.995 punti. Stessa perdita a Francoforte, che ha recuperato parte del terreno perduto dai minimi (-3%) e per Parigi. Londra -0,72%.
A sostenere i listini nel finale ci ha pensato il settore Oil & Gas: +1,9% in chiusura contro una perdita in mattinata del 2%. Eni ha chiuso a +1,48 a 13,01 euro allontanandosi dal minimo di stamattina segnato a 12,61 euro. Sul titolo è intervenuta Ubs che ha abbassato il target price a 15,50 euro da 17 euro, confermando la raccomandazione Buy.
Si è allargato sul mercato secondario lo spread tra Btp e Bund tedeschi fono a 110 punti base, ai massimi dallo scorso 3 dicembre, quando il mercato era rimasto deluso dal mancato incremento del Qe da parte della Bce. Ieri dai verbali di quella riunione è stata confermata la possibilità di allargare gli acquisti in futuro. A condizionare la seduta è stato l’allargamento del sindacato spagnolo incaricato di gestire l’emissione di un nuovo decennale.
FCA: “VENDITE TRUCCATE IN USA? E’ FALSO!”
Giornata da dimenticare per Fiat Chrysler (-7,97% in chiusura a 6,84 euro). Nel corso della seduta il titolo, sospeso per eccesso di ribasso, ha segnato un minimo a 6,60 euro. All’origine del crollo un servizio di Automotive News da cui risulta che due concessionari dell’area di Chicago accusano la società di averli indotti a gonfiare i dati sulle vendite.
Nel pomeriggio una nota del gruppo ha replicato sostenendo di ritenere infondata la causa promossa dal legale interno del concessionario. Fca ha semmai effettuato pressioni con il gruppo del concessionario perché quest’ultimo rispettasse i propri impegni in base a talune clausole contrattuali.
NEL 2016 LA SCUDERIA AGNELLI HA BRUCIATO 5,33 MILIARDI
Nel frattempo, però, il gruppo Agnelli fa i conti con un inizio d’anno da brivido. Ieri Exor ha lasciato sul terreno il 7,5%, Ferrari il 4,6%. Nel corso della seduta i tre titoli hanno bruciato 1,77 miliardi di capitalizzazione, cui si aggiungono i 150 milioni lasciati sul terreno da Cnh Industrial. Aggiungendo anche i 150 milioni di Cnh la perdita si avvicina ai 2 miliardi.
Nelle prime due settimane dell’anno i titoli della scuderia Agnelli hanno perso 5,33 miliardi di capitalizzazione. Dopo aver corso a lungo sulla spinta anche dello spin off Ferrari e di una potenziale fusione con Gm, ora Fca e Exor hanno dunque ritracciato bruciando in poche sedute i guadagni dell’ultimo anno.
L’OMBRA DEL DIESELGATE ASFALTA RENAULT (-10%)
Nel giovedì nero dell’auto l’impatto più violento è stato però quello di Renault (-10%, dopo esser scesa fino al -20%). A far scattare le vendite è stata la notizia, diramata da France Presse, di indagini nelle autorità francesi sulla casa per eventuali infrazioni alle norme sulla presenza di ossidi di azoto nei gas di scarico delle proprie autovetture. Nel corso della giornata è però emerso che le perquisizioni avvenute la scorsa settimana non hanno trovato riscontri all’ipotesi che ci siano state alterazioni o falsificazioni.
In serata il Ministro dell’Economia francese ha ulteriormente ridimensionato la portata delle notizie affermando che i controlli svolti sono parte delle normali procedure di routine. Ma la giornata si chiude con una perdita di valore in Borsa di oltre 2,3 miliardi.
Pesanti anche le conseguenze sul resto del settore: l’indice delle società automotive perde il 3%, Peugeot (-4%), Daimler (-3%).
RISIKO E BAD BANK, CREDITO SOTTO PRESSIONE
Risiko tra le Popolari e manovre sulla Bad Bank tengono desta l’attenzione sul settore bancario. Grazie alle indiscrezioni sui passi in avanti nei negoziati che dovrebbero portare alle fusioni, sono salite anche Banca Popolare di Milano (+1,8%) e Banca Popolare dell’Emilia Romagna (+2%). Arretra invece Ubi Banca (-3,2%).
Frenano i Big: Intesa-2,3%, Unicredit -2,7%. In rialzo Monte Paschi (+2%). Continuano le trattative a distanza con Bruxelles per varare la tanto sospirata band Bank. L’ultimo piano del Tesoro, prevede che i crediti anomali siano conferiti a veicoli privati e che le banche abbiano la possibilità di comprare una garanzia pubblica a condizioni di mercato.
Intanto Mirko Sanna, associato direttore finanziario institutions su Standard & Poor’s ha detto di prevedere che lo stock dei crediti inesigibili che grava sulle banche italiane continuerà a crescere nella prima parte del 2016 per poi stabilizzarsi, ma una riduzione significativa, a suo avviso è improbabile senza interventi esterni.
Tutti i titoli del settore risparmio gestito pagano la crisi dei mercati finanziari: Azimut -3%, Banca Mediolanum -3,2%, Banca Generali -2,08%. Anima (-2,09%) sconta anche i dati deludenti della raccolta di dicembre, pari a 243 milioni di euro, di cui 133 milioni nei fondi. In novembre aveva raggiunto quota 540 milioni.
Giornata nera per Finmeccanica -4,5%. Al contrario brilla Rcs (+6,1%).