La grande frana dei listini, almeno per ora, si è fermata. Ma i segnali sono inquietanti. Stanotte JP Morgan ha consigliato alla clientela di girare al largo dalle Borse, li ha invitati a uscire dall’investimento in azioni, approfittando di eventuali rimbalzi per alleggerire o liquidare le posizioni.
Intanto il prezzo del barile di petrolio, complice la crisi cinese, continua a rotolare verso il basso: ieri sera a New York ha addirittura rotto anche la soglia dei 31 dollari al barile, dopo aver sfondato quella dei 32 nel pomeriggio europeo. Il contratto scadenza febbraio ha ceduto il 6,45% a 31,02 dollari, dopo aver toccato un minimo a 30,91 dollari.
Ma il tracollo del greggio non ha impedito il rimbalzo finale di Wall Street: l’indice Dow Jones ha chiuso in positivo dello 0,32%, S&P 500 +0,09% a 1923 punti, dopo aver testato quota 1.900 punti, Nasdaq -0,12%.
A favorire la reazione sono state le dichiarazioni di Dennis Lockart, presidente della Fed di Atlanta: non ci sono ancora dati che giustifichino un nuovo rialzo dei tassi nelle riunioni di gennaio e di marzo. Positivo, infine, l’avvio della campagna delle trimestrali. In serata Alcoa ha annunciato utili in lieve ascesa ma su un fatturato inferiore alle attese. Positive però le previsioni sulla domanda di alluminio per il 2016.
Più stabili i listini cinesi dopo il tracollo di lunedì (-5,5%). La Borsa di Shanghai a metà seduta sale dello 0,7%, Shenzhen -1,1%. In terreno positivo Hong Kong (+0,2%). Stabile lo yuan dopo il brusco intervento della Banca centrale sul tasso interbancario a Hong Kong, schizzato oltre il 40%: l’intervento ha in pratica prosciugato il mercato offshore del renmimbi azzerando la forbice tra le quotazioni domestiche ed internazionali della valuta. In forte calo Tokyo (-2,4%), ferma ieri per festività.
BENE I FUTURES SULL’EUROPA. OGGI L’ASTA BOT
Le borse europee potranno sfruttare stamane la spinta benefica di Wall Street. I futures segnalano apertura in rialzo a Londra +29 punti a 5901, Parigi +31 a 4.344, Francoforte +77 a 9902.
Ieri Piazza Affari, come gli altri listini europei, ha fallito il rimbalzo, dopo un timido tentativo nel primo pomeriggio. Alla fine si è registrata una nuova chiusura negativa con l’indice FtseMib a -0,5%, dopo avere segnato a metà giornata un rialzo dell’1,2%. Di poco migliori i risultati delle altre Borse europee: Parigi ha chiuso in parità, Francoforte +0,2%, Londra -0,7%.
Al via stamane la prima asta del Tesoro del 2016. Saranno offerti 7 miliardi di Bot a 12 mesi. Ieri, sul mercato grigio, la nuova emissione è stata trattata ad un tasso positivo dello 0,07%. Lo spread Btp/Bund ha chiuso a 105 pb, il Btp 10 rende l’1,584%.
MORGAN STANLEY: IL GREGGIO SCENDERA’ A 20 DOLLARI
Quando si fermerà la caduta del petrolio? Il prezzo potrebbe scendere a 20 dollari, sostiene Morgan Stanley, nel caso prosegua la crisi dello yuan. A pesare sulle quotazioni, oltre alla caduta della domanda cinese, sono le preoccupazioni su un eccesso di offerta. La produzione dello shale oil usa rallenta (-116 mila pozzi in funzione a febbraio) ma più lentamente del previsto. Intanto si avvicina il ritorno sul mercato del greggio iraniano.
Si mantiene sui massimi, intanto, la produzione russa (oltre i 10 milioni di barili al giorno), nonostante i danni che i prezzi bassi infliggono all’economia: ieri la Borsa di Mosca ha perduto più del 5%.
MPS -11% AI MINIMI, CARIGE BRUCIA L’AUMENTO
La Consob ha deciso di vietare temporaneamente da stamane le vendite allo scoperto su Banca Mps. Il divieto riguarda anche le vendite allo scoperto assistite dalla disponibilità dei titoli. La decisione è stata presa dopo una giornata drammatica del titolo: -11,2%, sotto quota un euro, a 0,93 euro, nuovo minimo storico dopo scambi per oltre 121 milioni di azioni, più del doppio della media scambiata ogni giorno nell’ultimo mese. Si tratta del 4,1% del capitale della banca senese.
Insieme a Mps ha sofferto anche Banca Carige, che ha accusato la performance peggiore del listino, scivolando del 13,6% e portandosi a 0,89 euro. Con la performance di ieri la capitalizzazione di Banca dell’istituto è scesa a 2,7 miliardi di euro, il che significa che in soli sei mesi è stato bruciato tutto l’impatto positivo dell’aumento di capitale da 3 miliardi lanciato solamente lo scorso giugno 2015. Dall’inizio del 2016 le azioni dell’istituto hanno perduto il 20% del proprio valore. Il calo della quotazione negli ultimi 12 mesi (1,92 euro) è superiore al 50%.
In serata la replica dell’istituto: la performance del titolo è “anomala e ingiustificata” ed è stata influenzata da operazioni speculative non correlate all’andamento operativo del gruppo.
Il naufragio delle due banche non ha influito sull’andamento del resto del settore. Buoni i rialzi di alcuni istituti popolari: Ubi +1,1% e Pop.Milano +1,6%, mentre Banco Popolare ha perso il 2%.
GENERALI, TIMORI PER L’USCITA DI GRECO. TOTONOMINE IN INTESA
Unicredit +0,1%. La banca ha sottoscritto un accordo vincolante per il trasferimento di Ukrsotsbank ad Alfa Group. L’operazione prevede che il gruppo bancario italiano conferisca l’interessenza di Ukrsotsbank a Abh Holdings (una holding con sede in Lussemburgo) in cambio di azioni di nuova emissione che rappresenteranno il 9,9% del capitale di Abhh post-transazione.
“Va bene, penso. Sono stupito dalla domanda”. Così Luca di Montezemolo, vicepresidente della Banca, ha risposto in conferenza stampa sui rapporti tra i soci internazionali ed il management della Banca alla luce di un articolo del Financial Times sul presunto malcontento di alcuni azionisti. Montezemolo siede nel Cda come rappresentante indiretto degli interessi del primo azionista Aabar.
Intesa -1,3%. In vista dell’assemblea di aprile sul rinnovo degli organi, sta progressivamente entrando nel vivo il confronto per la ripartizione dei posti e l’individuazione dei candidati. Secondo il Financial Times in corsa per sostituire Giovanni Bazoli ci sarebbero Fabrizio Saccomanni e Vittorio Grilli. Il CorrierEconomia sostiene che, in segno di continuità, Gros-Pietro sia il candidato più forte.
Giornata difficile per le Generali (-2,8%) sotto pressione per le indiscrezioni sulla prossima uscita del Ceo Mario Greco. Secondo il quotidiano svizzero SonntagsZeitung il manager starebbe per passare alla concorrente Zurich Insurance come nuovo amministratore delegato. Secondo il quotidiano in lista sarebbero rimasti tre nomi: “Mario Greco, Mario Greco and Mario Greco”. Insomma, la scelta sarebbe già stata compiuta. Secondo Bloomberg, invece, proseguono nella compagnia triestina le trattative per mantenere il manager.
MARCHIONNE: RISULTATI FCA NELLA PARTE ALTA DELLE PREVISIONI
In Europa uno dei settori migliori è stato l’Automotive (Stoxx del settore +0,5%), trainato dal rialzo di Volkswagen (+2%). Poco sotto la parità Fiat Chrysler (-0,41%), in ripresa dopo le dichiarazioni del Ceo Sergio Marchionne a Detroit dove il gruppo presenta un nuovo minivan con una variante ibrida: “Il 2015 è andato bene, i risultati sono nella parte alta del range indicato dal piano”, ha detto il Ceo. Con i risultati del terzo trimestre Fca ha indicato per l’anno ricavi a 110 miliardi, Ebit adjusted a 4,5 miliardi, utile netto adjusted a 1,2 miliardi e debito netto industriale a 6,6-7,1 miliardi.
Continua però il ribasso di Ferrari (-3,01%). Al proposito Marchionne ha reagito così: “Parlare della reazione di Ferrari in Borsa quando c’è stato lo scorporo e la distribuzione dell’80% del capitale è da cretini”.
SAIPEM, DOCCIA FREDDA SUL NORD STREAM
Si è affievolito nel corso della giornata il progresso di Saipem, che ha chiuso in rialzo dello 0,5% dopo avere segnato un balzo del +4% grazie alla telefonata fra Renzi e Putin sul ruolo dell’Italia nel progetto del gasdotto Nord Stream. Claudio Descalzi ha però negato qualsiasi interesse della società a entrare nel capitale del progetto.
Eni ha perduto lo 0,3%, limitando i danni della continua discesa del petrolio. In rialzo invece Snam (+1%) che nel corso della seduta ha segnato il nuovo massimo storico di 5,025 euro.
RIMBALZA IL LUSSO, NUOVO TONFO PER MEDIASET
Buona ripresa del lusso: Ferragamo +3,2%, Moncler +1,7%. Enel è salita dello 0,1%: ieri l’assemblea degli azionisti della controllata Enel Green Power (-0,28%) ha approvato la fusione fra le due società. Drastico ribasso di Mediaset (-4,3%).