Massimo risultato col minimo sforzo. Il nono 1-0 della stagione permette all’Inter di espugnare Empoli e di confermare il primo posto in classifica, oltre che di prenotare il titolo di campione d’inverno. In caso di successo contro il Sassuolo sarà “mezzo scudetto”, un qualcosa che non riempirà la bacheca ma che spesso e volentieri si è rivelato determinante per raggiungere quello vero. Il nuovo anno non ha cambiato la ricetta preferita dalla banda Mancini: cinismo e solidità difensiva, con buona pace per lo spettacolo.
Ma tutto ciò conta poco di fronte ai punti e quelli continuano ad arrivare, ragion per cui i nerazzurri, partiti con l’obiettivo di tornare in Champions, possono legittimamente aspirare al titolo. Va anche detto che sulla vittoria di Empoli, oltre a tre parate decisive di Handanovic, pesa un errore arbitrale di Celi piuttosto grosso: il contatto tra Murillo e Pucciarelli andava punito con il rigore e il centrale colombiano, già ammonito, avrebbe meritato quantomeno il secondo giallo.
“Non sono così sicuro di questo – ha ribattuto Mancini. – Per me è Pucciarelli a cercare il contatto, è lui che allarga il piede verso Murillo”. Interpretazione discutibile quella del tecnico di Jesi, non a caso in totale contrapposizione con quella del collega Giampaolo. Rigore a parte resta comunque la vittoria dell’Inter, ottenuta grazie a una zampata di Icardi proprio in chiusura del primo tempo. Decisiva la giocata di Perisic, preferito come da previsioni a Jovetic e Biabiany: il suo assist ha permesso a Maurito di capitalizzare al meglio uno dei pochi palloni toccati.
Per il resto possesso palla sterile e gestione del match senza grossissimi patemi, per quanto l’Empoli abbia sicuramente creato le occasioni maggiori. “E’ un campo difficilissimo, sapevamo che non sarebbe stata una partita semplice – il commento di Mancini. – Nel primo tempo hanno giocato meglio loro, nella ripresa invece siamo usciti noi e avremmo anche potuto raddoppiare. Io sono soddisfatto della nostra prova, è chiaro che si può far meglio ma dopo la sosta non è mai facile”. L’Inter non incanta ma continua a vincere e, non a caso, guarda tutti dall’alto in basso. La strada verso lo scudetto è ancora lunghissima ma viste le premesse d’inizio stagione non è proprio il caso di lamentarsi.
Svolta? No, agonia! Mihajlovic non avrebbe potuto usare espressione migliore per definire la stagione del Milan, anche se il suo intento era ben diverso. La sconfitta interna contro il Bologna rappresenta il punto più basso della sua esperienza rossonera, tanto che ormai è arrivato il momento di accendere il countdown. Una sconfitta sabato contro la Roma potrebbe sancire l’esonero, un passo falso in Coppa Italia contro il Carpi lo renderebbe davvero inevitabile.
“Non ho parlato con la società ma ci sarà occasione di farlo presto – ha glissato Mihajlovic. – Bisogna continuare a lavorare e cercare di stare sereni, questa è una sconfitta che brucia e io sono il primo ad esserne dispiaciuto. Abbiamo creato 5 occasioni clamorose a tu per tu col portiere ma non siamo riusciti a segnare, e quando sbagli troppo poi rischi di perdere. Capisco i fischi dei tifosi ma io non mollo, non ho mai pensato di farlo”.
La “resistenza” potrebbe però finire di fronte ai risultati: il terzo posto, obiettivo (minimo) stagionale dichiarato, dista ben 10 punti e, considerando le squadre che stanno davanti (6 e il Sassuolo ha una partita da recuperare), anche l’Europa League è tutt’altro che probabile. Il fallimento della stagione rossonera potrebbe essere stato sancito da Donadoni, ex applaudito dal popolo milanista e sempre snobbato da Via Aldo Rossi. Il suo Bologna gioca un ottimo calcio e ieri ha meritato di uscire da San Siro col bottino pieno, anche se a condannare il Milan sono stati soprattutto gli episodi. Gioco scadente a parte la squadra di Mihajlovic ha creato molto, tanto che la palma del migliore in campo spetta sicuramente a Mirante, autore di parate decisive su Bacca e Bonaventura. Anche i rossoblu hanno sprecato diverse occasioni, a testimonianza di una partita molto più aperta di quanto si potesse immaginare alla vigilia.
Il momento decisivo è arrivato all’83’, 5 minuti dopo un clamoroso errore di Cerci a tu per tu con Mirante: Giaccherini, lasciato solissimo dall’inguardabile difesa rossonera, si è dimostrato decisamente più freddo e ha battuto l’incolpevole Donnarumma. Lo 0-1 ha sancito di fatto la fine della partita: troppo fragile il Milan per pensare seriamente di rimontare. Ora la classifica piange davvero e con lei il presidente Berlusconi: la partita di Roma, insomma, diventa davvero decisiva.