Due battaglie le ha già vinte ma ora la Banca Popolare di Milano (Bpm) è attesa alla terza prova, che si giocherà nei primi giorni dell’anno: convolare a giuste nozze e realizzare la prima fusione dopo la riforma delle banche popolari. Candidato alle nozze è il Banco Popolare.
Giuseppe Castagna, il dinamico ad della Bpm, può essere soddisfatto delle prime due battaglie vinte: ha raddrizzato i conti e rilanciato una banca che sembrava destinata a lacerarsi nelle divisioni interne ed è riuscito a convincere la Borsa.
Nel 2015 la Bpm ha surclassato il mercato ed è risultata la miglior banca commerciale di Piazza Affari con un rialzo stellare del 66,5%. Oggi la Bpm capitalizza 4 miliardi di euro e proprio questo le permette di immaginare una fusione tra pari nel complicato risiko delle banche popolari che è seguito alla riforma.
Dopo aver dialogato a lungo con Ubi, oggi la Bpm sta trattando con il Banco Popolare per realizzare una fusione che, se andrà in porto, farebbe nascere una delle maggiori banche del Paese.
I nodi che il negoziato tra le due Popolari deve ancora superare non sono pochi: dalla governance alla sede, dai concambi alla valorizzazione sul territorio. In tempi non sospetti Giuseppe Castagna ha fatto un grande passo avanti per far decollare l’intesa dicendosi disposto a rinunciare alla poltrona di ad per mantenere solo quella di direttore generale della nuova banca pur di favorire l’intesa. Ma la governance deve risolvere i problemi di altre caselle, così come deve trovare la quadra sugli altri punti rimasti aperti nelle trattative.
Il tempo però stringe e per il matrimonio non ne resta molto: i prossimi giorni diranno se per Bpm e Banco Popolare le nozze, come la Borsa spera, sono finalmente vicine.