La ripresa dell’economia italiana trae spunto dal recupero dei consumi, che beneficiano del miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Il numero dei disoccupati si è ridotto di quasi 150mila unità nei primi nove mesi del 2015. Il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 12%, rimanendo, però, su livelli più elevati di quello francese e di quello tedesco. Tra gennaio e settembre di quest’anno, gli occupati in Italia sono aumentati di quasi 190mila unità. Di questi, 127mila sono uomini e 60mila donne. La ripresa dell’occupazione interessa le fasce più anziane della popolazione, mentre i giovani continuano a soffrire, con un conseguente innalzamento dell’età media. Nel 1995, il numero degli occupati giovani risultava del 20% più alto di quello dei più anziani; nel 2015, il numero degli occupati anziani risulta pari a oltre quattro volte quello dei giovani. Nei primi tre trimestri del 2015, i lavoratori dipendenti sono aumentati di 177mila unità: 110mila a tempo determinato e 67mila a tempo indeterminato. Il peso del tempo determinato sul totale dei dipendenti ha raggiunto il 14%, il valore più alto degli ultimi venti anni. Il tasso di occupazione ha recuperato solo leggermente, tornando sopra il 56%. La distanza dalle altre principali economie europee rimane ampia: in Francia si sale al 64%, in Germania si va molto oltre il 70%. Il ritardo appare ancora più evidente tra i giovani e le donne.
Nella fascia di età 15-24 anni, circa 30 punti percentuali ci separano dal livello tedesco, mentre tra le donne si superano i 20 punti. Nonostante la ripresa, in Italia rimane diffusa l’inattività, la presenza di persone che né lavorano né cercano un’occupazione. Gli inattivi sono 14 milioni: 9 sono donne e 5 uomini. Quasi un terzo del totale ha un’età compresa tra 15 e 24 anni. Il tasso di inattività, dato dal rapporto tra inattivi e popolazione corrispondente, risulta 7 punti percentuali più alto di quello francese e quasi 15 più di quello tedesco. Circa il 75% degli italiani tra 15 e 24 anni né lavora né cerca un’occupazione; in Francia si scende sotto il 65% mentre in Germania ci si avvicina al 50%. Le motivazioni dietro l’elevata inattività sono diverse. Durante la crisi, è cresciuta la quota degli scoraggiati e quella di coloro che non cercano un lavoro per motivi di studio, nonostante il basso livello d’istruzione che caratterizza la popolazione italiana. Tra gli inattivi con età compresa tra 15 e 64 anni, si è ridotto il peso di quelli che sono già in pensione o non sono interessati ad un’occupazione per motivi di età. Sono, invece, spesso i motivi familiari a portare le donne fuori dal mercato del lavoro.