Dove ci porterà l’arrembante strategia europea di Matteo Renzi e quali sono i suoi veri obiettivi? Dopo lo stupore del primo momento suscitato non solo in Italia ma in tutte le cancellerie europee dalla raffica di partite vigorosamente aperte dal premier sullo scacchiere europeo nel corso dell’ultimo vertice comunitario, tutti si interrogano sulle prossime tappe e sugli esiti di un confronto inedito tra l’Italia, la Commissione europea e la Germania che non può finire nello spazio di un mattino.
Si può condividere o no la tattica adottata da Renzi per far valere le ragioni dell’Italia in campo europeo ma si dovrà convenire che il premier italiano non può non avere piena consapevolezza di tre punti cruciali: 1) che c’è una differenza sostanziale tra le discussioni tra gli amici al bar e le discussioni politiche e che, se nelle prime vince chi strilla di più, in politica c’è l’obbligo di portare a casa risultati, che è l’unica cosa che conta; 2) che quella avviata nell’ultimo vertice europeo è una straordinaria operazione d’immagine che taglia l’erba sotto i piedi di tutte le opposizioni italiane e che interpreta un malessere verso un’Europa senz’anima che è largamente diffuso nel Paese ma non solo da noi, come s’è visto nelle recenti elezioni regionali in Francia; 3) che l’Italia, con la diffidenza che suscita soprattutto in Germania il suo altissimo debito pubblico, non può guidare la palingenesi dell’Europa ma può vincere battaglie importanti, a condizione che le sappia condurre con chiarezza di obiettivi, con una saggia politica delle alleanze e con la predisposizione alla ricerca di ragionevoli compromessi, che non sono uno scandalo ma – al contrario – il sale della politica.
La battaglia contro il rinnovo automatico delle sanzioni anti-Russia, il rifiuto di avallare acriticamente il raddoppio del gasdotto North Stream caro a Germania e a Olanda, una politica più solidale e più efficiente dell’immigrazione, una politica bancaria che dia sicurezza e fiducia ai risparmiatori con la garanzia europea sui depositi, una politica di bilancio che assicuri maggiori margini di flessibilità in funzione di una maggior attenzione alla crescita rispetto all’austerità a senso unico sono tutti obiettivi di grandissimo rilievo e Renzi ha fatto benissimo a metterli sul tavolo, ma quegli obiettivi sono troppi e nessuno può realmente pensare di vincere su tutta la linea. Ecco l’importanza di stabilire delle priorità e di costruire alleanze e compromessi.
Malgrado il premier attacchi e scuota l’albero giocando a carte coperte, non si va lontano dal vero immaginando che in questo momento per Renzi le priorità delle priorità nella politica europea siano principalmente due: la flessibilità e la fiducia. La flessibilità gli serve per portare avanti una Legge di Stabilità e una politica di bilancio che accompagni l’incipiente ripresa e la fiducia nelle banche gli serve per cancellare la paura che percorre i risparmiatori, che spaventa i mercati e che può incrinare la ripresa.
Ma se cosi stanno le cose, Renzi è il primo a sapere che una correzione di rotta, per parziale che sia, del rigorismo europeo a matrice tedesca non si può raggiungere a colpi di machete e men che mai con uno scontro frontale con Angela Merkel. E’ con lei, ancor prima che con Juncker, che va ricercato un onorevole compromesso rispetto al quale Renzi non ha solo da chiedere ma ha anche molto da dare. L’occasione d’oro – come ha scritto giovedì su FIRSTonline Veronica De Romanis – gliel’ha offerta l’intervento della stessa Cancelliera al congresso del suo partito dove la Merkel ha respinto l’offensiva dei falchi sull’immigrazione ma ha esplicitamente chiesto all’Europa una mano sui controlli e sui tetti degli arrivi. Questa mano Renzi può e deve dargliela e, in forza di ciò e con il sostegno in primis della Francia di Hollande, può chiedere che la Germania onori i patti sottoscritti all’atto della firma dell’Unione bancaria e tolga il veto alla garanzia europea sui depositi bancari, come ha chiesto anche il presidente della Bce Mario Draghi.
Ci vorrà tempo per arrivare al traguardo ma questo scambio virtuoso tra Italia e Germania è l’unico che può rimettere in carreggiata l’Europa prima che il populismo e il nazionalismo facciano altri danni. La Merkel ha dato appuntamento a Renzi a Berlino per febbraio. In queste ore la pacificazione nel cambiamento sembra tanto lontana ma, dopo la tempesta, il realismo e il dialogo possono aprire le porte a una nuova primavera di cui l’Europa ha bisogno come il pane.