“Sulle banche non abbiamo scheletri nell’armadio e non abbiamo fatto favoritismi: chi ha sbagliato pagherà ma chi specula sui suicidi mi fa schifo. In ogni caso si sappia che le banche italiane sono più solide di quelle tedesche”, anche se i governi precedenti avrebbero fatto bene a rafforzare le banche italiane quando le regole europee, che ora sono cambiate ma che l’Italia rispetterà, lo permettevano. E’ stata tutta dedicata all’emergenza banche la parte centrale dell’intervento con cui il premier Matteo Renzi ha chiuso e galvanizzato la sesta edizione della Leopolda. “Se sono a Palazzo Chigi – aveva detto in apertura – lo devo alla Leopolda”.
Renzi ha fatto un discorso orgoglioso (“Abbiamo rottamato la gerontocrazia e in 22 mesi abbiamo fatto più riforme che in 10 anni”) ma ricordando che “il bello deve ancora venire” anche perché “lo spirito della Leopolda dice che o si va alla grande o si va a casa”. E Renzi è deciso ad andare all’attacco sia sulle nuove riforme e sul piano taglia-tasse che sul referendum costituzionale (“Per l’occasione ci saranno mille Leopolde nel territorio per spiegare e convincere i cittadini sulla bontà delle nostre riforme”) anche perché i sondaggi dicono che, se si andasse al voto adesso, il Pd potrebbe raccogliere più consensi di quelli già molto alti raggiunti alle ultime elezioni europee.
Qualche stoccata il premier l’ha riservata anche alla minoranza dem spiegando che alla Leopolda non ci sono bandiere del Pd perché ci si vuole rivolgere a chi vuole avvicinarsi alla politica prima ancora che a un partito, ma che “il Pd l’abbiamo nel cuore”.
Dopo un riferimento personale alle vicende giudiziarie del padre (“Sono pienamente fiducioso nella magistratura”), Renzi ha difeso l’operato del Governo sulle banche e respinto tutte le speculazioni delle opposizioni su presunti conflitti d’interesse ricordando di aver proposto la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli ultimi 10 anni delle banche italiane senza guardare in faccia a nessuno e promettendo che “chi ha sbagliato pagherà”.
Quanto alle riforme il Governo non abbasserà la guardia perché “la nostra esperienza di Governo ha dimostrato che cambiare è possibile” e perché molto resta ancora da fare per cambiare l’Italia e per dare un’anima all’Europa di fronte a problemi epocali ma anche ai primi frutti che l’economia italiana sta finalmente raccogliendo.