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Sparkle, guida ai migliori spumanti e prosecchi italiani

Non primeggiamo solo con il vino. Gli spumanti e i prosecchi italiani hanno conquistato i mercati internazionali, superando lo Champagne francese e garantendo all’Italia un export pari a 5 miliardi di euro l’anno. “Sparkle, la guida ai migliori spumanti secchi d’Italia”, segnala la migliore produzione nostrana di bollicine. Ecco i migliori dieci.

Sparkle, guida ai migliori spumanti e prosecchi italiani

Stapperemo oltre 140 milioni di bottiglie, soprattutto durante le festività natalizie e per brindare al nuovo anno – buttandosi alle spalle un 2014 che ha messo in crisi alcuni valori consolidati –  per un valore di circa un miliardo di euro: il mercato delle bollicine in Italia e più effervescente che mai. Un po’ meno effervescenti sono le tasche degli italiani che si sono notevolmente alleggerite specie in questi ultimi tempi. Arriva pertanto puntuale “Sparkle, guida ai migliori spumanti secchi d’Italia” che da 14 anni a questa parte segnala la migliore produzione italiana di bollicine proponendosi come una guida oltremodo utile per addentrarsi alla conoscenza di questo settore ma ancor più per guidarci in scelte d’acquisto oculate sulla base di un ottimale rapporto costo-qualità. Quest’anno Sparkle, redatta dall’autorevole rivista di enogastronomia ‘Cucina & Vini” diretta da Francesco D’Agostino, premia 69 top label della produzione spumantistica nazionale con il massimo della valutazione ‘cinque sfere’ vere e proprie eccellenze vinicole oramai non solo italiane ma internazionali. E sì, perché oramai i nostri spumanti e i nostri prosecchi hanno conquistato i mercati mondiali superando in valore e in produzione il più blasonato, e un tempo irraggiungibile, Champagne francese.

Cosa che ha fatto commentare a Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole:  “L’Italia si conferma la patria del vino, tornando ad essere leader anche nella produzione. Abbiamo una ricchezza straordinaria con oltre 500 vitigni coltivati e vogliamo valorizzare ancora di più il grande lavoro fatto dalle nostre aziende in questi anni. Per questo a Expo abbiamo dedicato al vino italiano un padiglione che ha mostrato a più di un milione e mezzo di visitatori la forza, la storia e il futuro di questo settore. Siamo pronti a sostenere con ancora più determinazione l’export che ormai supera stabilmente i 5 miliardi di euro all’anno”.

“Il segreto del successo, dentro e fuori dai confini nazionali – spiega Francesco D’Agostino – è da ricercare senz’altro negli elevati standard qualitativi raggiunti dalle aziende della Penisola, nonché nell’estrema versatilità dei prodotti, adatti, con le loro diversità, ad accompagnare un intero pasto, dall’aperitivo al dessert. Gli spumanti, come confermato da diverse fonti, rappresentano il fattore trainante delle esportazioni di vino italiano. Nei primi sei mesi del 2015 si è registrata una crescita dell’export del 24%, con Gran Bretagna e Stati Uniti come principali mercati di riferimento. Le nostre bollicine per quantità sono prime per distacco nel mercato mondiale, superando per la prima volta la quota di 1 miliardo di euro”.

Dati oltremodo promettenti dopo che già l’anno passato ha chiuso con un consumo mondiale di bollicine italiane stimato in 431 milioni di bottiglie circa, 140 milioni in Italia e 295 all’estero, di cui 65 di Asti, 210 di Prosecco e 20 di diversa origine e natura, di cui circa 2 di metodo Classico, quindi 328 di metodo Charmat. 

E veniamo ai risultati dell’annata spumantistica così come emergono  dalla valutazione degli esperti di Sparkle. Il primo dato che scaturisce dall’assegnazione delle ”sfere”, da 1 a 5 a seconda dei livelli di eccellenza dopo una selezione di circa 900 etichette è che il che il 90 per cento delle bottiglie premiate si colloca nella fascia di prezzo che va dai 12 ai 35 euro quindi ben lontano dai livelli dei ben più costosi cugini d’oltralpe. Arrivando poi all’elenco ristretto delle bottiglie di massima qualità   si osserva che  sul podio delle bollicine tricolori restano saldamente ancorati  la Franciacorta, con 22 “5 sfere”, il Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene, con 17 riconoscimenti, e il Trento, con 15. Seguono il Piemonte, l’Alto Adige, la Puglia e l’Abruzzo.

Fra le 69 eccellenze Firstonline ha interpellato alcuni enologi italiani per una scelta ristretta di 10 bottiglie che non possono mancare sulle tavole e nei brindisi di fine d’anno, 10 bottiglie da intenditori da assaporare con gusto ma anche per fare bella figura con gli invitati senza per questo doversi svenare con costose bottiglie d’oltralpe. Eccole:

La Scolca: Soldati La Scolca Brut 2008

Ca’ del Bosco: Franciacorta Vintage Collection Brut 2010

Villa: Franciacorta Diamant Pas Dosé 2008

Costaripa: Mattia Vezzola Rosé Brut 2010

Cantina Rotaliana: Trento Redor Brut

Ferrari: Trento Perlé Brut 2009

Haderburg: Alto Adige Pas Dosé 2011

Adami: Valdobbiadene Prosecco Superiore Rive di Colbertaldo Vigneto Giardino Dry 2014

Andreola: Valdobbiadene Rive di Soligo Màs de Fer Extra Dry 2014

Marramiero: Brut

D’Araprì: Pas Dosé

Da segnalare ancora che Sparkle dieci anni fa decise di lanciarsi in un esercizio di puro piacere, andando alla ricerca del vino che  desse ai giurati “maggiori suggestioni, vibrazioni, incanti sempre però come sintesi di panel”.  Nacque così il vino dell’emozione:  quest’anno è il 

Franciacorta Vintage Collection Dosage Zéro Noir 2006 di Ca’ del Bosco

Una curiosità, per concludere, sul target del consumatore mondiale di bollicine. Secondo un sondaggio Ovse (Osservatorio Vini Spumanti Effervescenti)  negli ultimi 3 anni sta mutando la fisionomia del consumatore medio di bollicine: crescono le donne consumatrici ( che apprezzano in particolare  vini rosati, meno alcolici e tanninici); risultano in diminuzione  i consumatori anziani; aumentano invece i consumatori tra i 35 e i 50 anni perché più consapevoli e più alla ricerca di soddisfazione soggettiva e personale; calano i padri di famiglia anche relativamente giovani e i consumi in famiglia; crescono i consumatori single di tutte le face e stili di vita. 

E ora non resta che brindare alle fortune dell’Italia enologica.

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