“L’approvazione preliminare del Consiglio dei ministri del decreto legislativo che recepisce la nuova direttiva europea sugli obblighi informativi delle società quotate in Borsa è certamente un passo avanti ma confidiamo che, dopo la nuova lettura del Parlamento, il testo finale possa ulteriormente migliorare sia sul superamento dell’obbligo delle trimestrali che sull’innalzamento della soglia di partecipazione azionaria oltre la quale scatta l’obbligo di comunicazione alla Consob e al mercato”. E’ questo il commento del vicedirettore generale di Assonime, Carmine Di Noia, alle novità uscite nei giorni scorsi da Palazzo Chigi su trimestrali e soglia di partecipazione azionaria per le quotate nel relativo decreto legislativo. Due temi su cui l’Assonime, l’associazione presieduta da Maurizio Sella che raccoglie le società per azioni quotate in Borsa, ha condotto e conduce da tempo la sua battaglia per conciliare trasparenza e semplificazione per le società che stanno sul mercato. Ma la partita non è chiusa perché dopo l’esame preliminare del Consiglio dei ministri il decreto legislativo che recepisce la nuova direttiva europea deve tornare all’esame delle competenti commissioni parlamentari prima di ricevere l’approvazione finale del Governo.
FIRSTonline – Di Noia, la prima approvazione del decreto legislativo del Governo sugli obblighi informativi per le società quotate contiene novità importanti sul superamento delle relazioni trimestrali e sull’innalzamento delle soglie azionarie che richiedono l’obbligo di comunicazione: il giudizio di Assonime qual è?
DI NOIA – Nell’uno come nell’altro caso si tratta di un passo avanti ma resta ancora un tratto di strada da compiere per raggiungere il pieno obiettivo dell’armonizzazione normativa sia tra tutte le imprese presenti in Borsa sia soprattutto tra l’Italia e gli altri Paesi europei. Per questo confidiamo nella nuova lettura del Parlamento e nel miglioramento del testo finale che il Governo dovrà approvare a conclusione di un iter complesso nel quale il Parlamento , come spesso accade, ha un ruolo importante.
FIRSTonline – Abolendo l’obbligo di relazioni trimestrali per le società quotate non si corre il rischio di abbassare la trasparenza e l’intensità dell’informazione necessaria agli investitori?
DI NOIA – No, perché, come già prevede il Testo Unico della Finanza (Tuf), le società quotate hanno l’obbligo di presentare semestralmente report completi sui loro bilanci e di comunicare trimestralmente in forma più sintetica il loro andamento; soprattutto però sono molto penetranti gli obblighi di informare il mercato in ogni momento in presenza di fatti rilevanti , senza aspettare trimestri o semestri. In questo modo si conciliano semplificazione, riduzione di costi e incombenze per le società, qualità dell’informazione e trasparenza. E inoltre si riduce il cosiddetto shortermismo, cioè lo strabismo che costringe le imprese quotate a concentrarsi più del breve periodo che sulle strategie a medio e lungo periodo.
FIRSTonline – Dove sta allora la novità del decreto sulle trimestrali e quali sono i punti che non vi convincono pienamente?
DI NOIA – La novità meritoria sta nel fatto che il decreto prevede l’abolizione dell’obbligo delle trimestrali intese come resoconti intermedi di gestione (che spesso erano ancora pubblicati come veri e propri interim report come la semestrale) sui conti delle società ma lascia alla Consob il potere di decidere se reintrodurlo. Se non vogliamo cambiare tutto per non cambiare nulla, sarebbe opportuno che questo potere previsto per la Consob sulle trimestrali fosse circostanziato e non indiscriminato e cioè prevedesse che il potere di richiedere informazioni addizionali non valesse in generale per tutte le categorie di società quotate ma scattasse solo in casi eccezionali per singole società che sono al centro di fatti particolarmente rilevanti e che per ciò dovrebbero tra un semestre e l’altro accollarsi comunicazioni aggiuntive al mercato. In questo modo si favorirebbe una miglior armonizzazione con l’Europa.
FIRSTonline – Perché?
DI NOIA – Perché già oggi l’obbligo delle trimestrali non c’è in Paesi rilevanti come il Regno Unito, la Germania e l’Olanda ma resta in vigore per Italia e Spagna, con la Francia in una posizione intermedia.
FIRSTonline – E sulla novità dell’innalzamento dal 2 al 3% della partecipazione azionaria come soglia oltre la quale scatta l’obbligo di comunicazione alla Consob e al mercato qual è il parere di Assonime?
DI NOIA – L’innalzamento della soglia al 3% è un primo fatto positivo come trade off tra trasparenza e oneri per gli azionisti attuali e potenziali delle società. Restano però altri passi avanti indispensabili sul terreno della piena armonizzazione che ci auguriamo Parlamento e Governo vogliano compiere nel testo finale del decreto.
FIRSTonline – Assonime ha proposto di unificare la soglia di partecipazione azionaria oltre la quale scatta l’obbligo di comunicazione. Oggi la soglia è già in funzione al 5% per le piccole e medie imprese mentre per le grandi imprese, oggi al 2%, salirebbe al 3% secondo la prima stesura del decreto legislativo, con il rischio di mantenere due diversi regimi normativi per le società. Ma soprattutto non bisogna perdere di vista l’Europa, nella quale 20 Paesi su 28 hanno l’obbligo al 5%, sei al 3% e solo due – Italia e Portogallo – al 2%. Per questo ci auguriamo che Parlamento e Governo perfezionino il testo finale del decreto eliminando le residue asimmetrie ed elevando la soglia oltre il 3%.