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Piazza Affari aspetta l’affondo di Niel su Telecom Italia. La Cina deprime l’Asia. Lira turca ok

Con un equity swap del 5,1% il tycoon francese può chiedere la convocazione immediata dell’assemblea di Telecom Italia e puntare al cambio del board: Borsa in fibrillazione mentre il Governo medita il da farsi ma Telecom non è alla portata di Fsi-Cdp – La Cina deprime l’Asia e il successo di Erdogan fa rimbalzare la lira turca – Oggi Pirelli lascia la Borsa

Piazza Affari aspetta l’affondo di Niel su Telecom Italia. La Cina deprime l’Asia. Lira turca ok

La settimana si apre all’insegna delle valute. La lira turca guadagna posizioni, fino al 3% sull’onda del successo elettorale dell’Akp del presidente Erdogan, che è riuscito a cancellare la sconfitta subita sei mesi fa. 

Intanto, dopo il forte rialzo dello yuan di venerdì scorso, la Cina ha alzato stamane dello 0,54% la base del fixing della moneta, il maggior aumento dal 2005. Con questa mossa le autorità di Pechino intendono ribadire che ormai il cambio dipende dal mercato, non da decisioni politiche. La situazione economica, intanto, non migliora: ad ottobre l’indice Pmi è rimasto invariato a 49,8 punti, al di sotto delle attese degli analisti che avevano previsto raggiungesse i 50 punti, ovvero lo spartiacque tra contrazione ed espansione.

Le difficoltà della Cina si riflettono sulle Borse asiatiche. La peggiore di tutte è Tokyo (-1,6%) davanti a Hong Kong (-0,9%). Shanghai segna (-0,6%). 

IL BOSS DI ILIAD PUO’ CONOCARE L’ASSEMBLEA

Reazioni al voto turco, occupazione Usa e stato di salute delle economie europee sulla base dei dati Pmi in uscita stamane. Non manca materia per la prima seduta di novembre. Ma l’attenzione dei mercati europei è anche concentrata sul settore tlc. La stagione dei merger tra le tante, troppe società del settore (circa 500, tra cui 30 ex incumbent contro i 4 gestori Usa) è ormai in atto. E il primo campo di battaglia è il Bel Paese. 

Riparte stamane la battaglia su Telecom Italia, balzata ai multipli più elevato d’Europa grazie agli acquisti di Xavier Niel (15,1% del capitale) e di Vincent Bolloré (20,03%). L’opinione prevalente è che i due non agiscano in concerto né intendano salire oltre la soglia dell’Opa, cosa che spiega la flessione del titolo nel finale della settimana.

Ma la dinamica stessa del blitz di Niel, che si avvale di squadra di prim’ordine (Lazard alla regia, banca agente Crédit Suisse, advisor legale Erede Pappalardo), suggerisce la trama delle prossime puntate. Il patron di Iliad ha sottoscritto, oltre a sei opzione call da regolare a partire dal giugno prossimo, un equity swap pari al 5,1% del capitale arrivabile in sole 24 ore. 

Niel, perciò, dispone del 5% necessario per convocare un’assemblea di Telecom, in cui potrebbe schierare, a sua scelta, una parte o tutti i titoli prenotati. L’obiettivo? La decadenza dell’attuale Cda in vista di nuove strategie. La società di Bolloré, a quel punto, chiederà un’adeguata rappresentanza in consiglio. 

In questi giorni è scontata una mossa del governo, che ha ribadito più volte in questi giorni che Telecom è strategica. Ma, scartata la Golden Power, qualsiasi reazione richiede un forte impegno finanziario che non è alla portata del Fondo Strategico Italiano. 

DRAGHI PREPARA IL QE2. REDDITO FISSO SOTTO ZERO

I listini ripartono con la dote garantita da un ottobre eccezionalmente positivo per i mercati, ma anche con l’ipoteca del probabile aumento dei tassi Usa a novembre. Molto importante, al proposito, il dato dell’occupazione Usa che uscirà venerdì prossimo. La previsione è per un saldo positivo di 181 mila unità, meglio della delusione di settembre (142mila). 

Numerosi gli interventi dei banchieri centrali Usa nei prossimi giorni. Parleranno Stanley Fischer, numero due della Fed, William Dudley di New York e Dennis Lockart di Atlanta. L’appuntamento clou è previsto per mercoledì, quando Janet Yellen apparirà davanti al Congresso. 

Non meno rilevante il dibattito in Europa, in attesa delle decisioni della banca centrale del prossimo 3 dicembre. Giovedì arriveranno le nuove previsioni economiche che fotograferanno i conti pubblici della zona euro e indicheranno a che punto è la ripresa, sempre in balia di fattori esterni e domanda interna e investimenti ancora troppo bassi.

Mario Draghi, in un’intervista al Sole 24 Ore, non ha escluso che, accanto al rafforzamento del Qe, siano possibili altri interventi per congiurare la deflazione. Giovedì ci sarà un intervento del presidente della Bce. Il 40% dei titoli dell’area euro è ormai scesa in terreno negativo. Compresi i Bot a 6 mesi e i Ctz assegnati in asta a interessi inferiori a zero.

Intanto dagli stress test europei è emerso che le quattro principali banche greche hanno bisogno di 14,4 miliardi di euro di liquidità per tornare alla normalità. 

OTTOBRE RECORD. SAIPEM, FCA E GESTITO ALLA RIBALTA

E’ stato un ottobre eccezionale per i mercati. L’indice americano S&P500 ha accumulato un progresso di circa il 9%, il più ampio degli ultimi quattro anni. Nello stesso tempo l’Eurostoxx 600, che raggruppa i titoli più rappresentativi della zona euro, ha messo a segno il rialzo migliore degli ultimi sei anni con un +8,8%. 

Il recupero dell’Eurozona è stato guidato dal fortissimo rimbalzo della Borsa tedesca: in ottobre il Dax di Francoforte è salito dell’11,6%, per trovare di meglio bisogna risalire all’aprile 2009 (+16,7%). Meno effervescente Milano, che si deve accontentare di un rialzo, pur lusinghiero, del 5,1%. In cima alla classifica di Piazza Affari c’è Saipem (+16,5%) rimbalzata dai minimi degli ultimi dieci anni dopo l’annuncio del piano di rilancio del gruppo che comprende aumento di capitale, rifinanziamento del debito e ingresso nell’azionariato della Cdp. Segue a ruota Telecom Italia, infiammata dall’ingresso di Xavier Niel. 

Il duo Exor / Fiat Chrysler registra un guadagno del 15% circa grazie alla quotazione di Ferrari. Oggi saranno comunicati i dati di vendita delle auto sul mercato italiano in ottobre. Bene anche Mediolanum (+15,3%) ed Azimut (+13,7%) al traino della ripresa della propensione al rischio. Infine Enel, sospinta dalla decisione di inglobare la controllata Enel Green Power, che potrebbe essere portata all’attenzione dei rispettivi Cda a metà novembre. 

BANCHE SOTTO TIRO, SOFFRE ANCORA IL LUSSO

Mese nero invece per il credito. Tra i dieci peggiori titoli figurano quattro banche: Pop. Milano, Pop. Emilia, Intesa, Banco Popolare. C’è scarsa fiducia anche per il settore Lusso. Tra i titoli peggiori del mese figurano Moncler (-8,7%) e Tod’s (-2,8%). 

OGGI PIRELLI LASCIA LA BORSA. E ANSALDO STS PREPARA L’ADDIO

Dopo l’esordio, non entusiasmante, di Poste Italiane (da 6,75 dell’Ipo alla chiusura a 6,50 di venerdì) Piazza Affari deve registrare due addii di peso. E’ stata completata la cessione da parte di Finmeccanica di Ansaldo Breda e della quotata di Ansaldo Sts alla giapponese Hitachi. Oggi, l’assemblea del leader del segnalamento ferroviario potrà deliberare sulle materie all’ordine del giorno”.

Intanto ci sarà una staffetta nel paniere Ftse Mib: Anima Holding prenderà il posto di Pirelli dopo il successo dell’Opa lanciata da Marco Polo (Chem China e Camfin) sulla società.

UNICREDIT SUPERA IL CASO BULGARELLA. E SI PREPARA AI TAGLI

Crisi superata in Unicredit. Il tribunale del riesame di Firenze ha scagionato Fabrizio Palenzona ed i manager del gruppo coinvolti nei presunti favori al gruppo Bulgarella, in odore di rapporti con il boss Matteo Messina Denaro. A dieci giorni dalla revisione del piano industriale, Unicredit ha così potuto archiviare la questione, anche se con un giro di vite nei rapporti tra i manager della banca e componenti del consiglio.

Il piano all’esame del Cda dell11 novembre dovrebbe prevedere una riduzione del personale fino a 12mila tagli, per aumentare l’utile e fare salire il patrimonio del gruppo senza ricorrere a un aumento di capitale. L’indiscrezione sul taglio dei costi non include nel conteggio dei licenziamenti le 6.000 persone che lasceranno il gruppo Unicredit con la prevista vendita della controllata in Ucraina e l’uscita dal perimetro di consolidamento della controllata attiva in Ucraina. 

Il nuovo piano di Unicredit dovrebbe puntare sulla crescita interna attraverso lo sviluppo di business che assorbono meno capitale e generano commissioni. La Banca potrebbe anche annunciare un piano di riduzione dei costi da 1 miliardo di euro l’anno, da realizzare entro il 2018.

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