E’scontro aperto tra Ignazio Marino e il Partito Democratico. Il sindaco di Roma, nell’ambito della manifestazione tenutasi ieri a piazza del Campidoglio, ha promesso ai suoi sostenitori che “non li deluderà”, anticipando de facto l’intenzione di ritirare le dimissioni prima del 2 novembre, giorno in cui scadranno i 20 giorni concessi dalla legge per eventuali ripensamenti.
Ma il PD non ha nessuna intenzione di cedere. Se il primo cittadino deciderà di restare, ci penseranno i consiglieri democratici a mandarlo a casa. In una nota ufficiale diramata pochi minuti fa al termine di una riunione nella sede dei gruppi di Via del Tritone, i 19 consiglieri capitoli del PD hanno confermato nuovamente il loro No a Marino, ripetutamente messo in dubbio nel corso degli ultimi giorni: “”Ribadiamo con grande nettezza che il gruppo consiliare e il Partito Democratico sono tutt’uno nel giudicare l’amministrazione Marino”. In altre parole, l’esperienza di Marino come sindaco di Roma per loro è chiusa. “La posizione assunta dal Pd nazionale e da tutti noi – prosegue la nota – non è mai cambiata rispetto al 12 ottobre, giorno in cui il sindaco ha presentato le sue dimissioni. Null’altro c’è da ribadire se non che ogni futura decisione sarà condivisa e concordata con il Partito di cui facciamo parte e di cui fanno parte gli eletti a tutti i livelli”.
Ciò significa che se il chirurgo non andrà via da solo, ci penseranno loro a toglierli la poltrona. La nota è stata firmata da tutti e 19 i consiglieri del PD che a questo punto mettono a tacere qualsiasi possibilità di ripensamenti. Nessuno di loro ha intenzione di sostenere il primo cittadino andando contro le volontà espresse dai vertici del Partito.
Nel caso in cui Marino decidesse di andare avanti ad oltranza dunque, si potrebbero aprire due scenari differenti: o le dimissioni in massa dei consiglieri o una mozione di sfiducia. In entrambi i casi però, il PD avrà bisogno dell’appoggio dell’opposizione. Per mandare a casa Marino saranno necessarie 25 consiglieri su 27.