L’Aula della Camera ha dato oggi il via libera alla riforma della Rai con 259 voti favorevoli, 143 contrari e 4 astenuti. Il provvedimento torna ora al Senato, che – nelle intenzioni del governo – dovrebbe dare il via libera definitivo entro novembre.
Ecco le principali novità previste dalla riforma.
IL SUPER AMMINISTRATORE DELEGATO
Al posto del direttore generale arriverà un amministratore delegato con ampi poteri. Rimarrà in carica per tre anni e sarà nominato dal consiglio d’amministrazione della Rai su proposta del Governo. Fino al primo rinnovo del consiglio di amministrazione successivo alla data di entrata in vigore della legge, l’attuale direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, eserciterà le funzioni di amministratore delegato.
Secondo un emendamento approvato in commissione alla Camera, l’ad assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico; può firmare contratti fino a 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica. Prevista l’incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; l’ad deve, inoltre, essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; all’ad spetta anche l’approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, con la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti.
IL NUOVO CDA
Dal 2018, i componenti del consiglio d’amministrazione si ridurranno da nove a sette: quattro saranno eletti dalla Camera e dal Senato, mentre due nomine arriveranno dal Governo e una dai lavoratori Rai.
IL PRESIDENTE DI GARANZIA
Al Senato, con un emendamento di Forza Italia, è stata introdotta la figura del presidente “di garanzia”. Sarà nominato dal Cda tra i suoi membri, ma dovrà essere approvato anche dalla Commissione di Vigilanza con i due terzi dei voti.
PUBBLICAZIONE DEI COMPENSI SOPRA I 200MILA EURO
Un emendamento approvato dalla Camera prevede che siano resi pubblici i compensi, anche sul sito internet aziendale, dei soggetti “diversi dai titolari di contratti di natura artistica che ricevano un trattamento economico annuo omnicomprensivo a carico della società pari o superiore a 200mila euro”. La norma riguarda, dunque, anche i giornalisti, ed è passata con 314 voti a favore: contraria la Lega Nord, astenuti Sel, Ala e M5S.
LA DELEGA AL GOVERNO
Il provvedimento comprende una delega al governo per il riassetto della disciplina del finanziamento pubblico e, in generale, per il riordino e la semplificazione dell’assetto normativo. Al Senato è stata ridotta l’ampiezza della delega, con la soppressione del riferimento all’evoluzione tecnologica e di mercato.
IL CONTRATTO DI SERVIZIO
L’articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale. Alla Camera è stato introdotta una norma con la previsione di una consultazione pubblica in vista del rinnovo della concessione del prossimo anno.
LE NORME SUGLI APPALTI
– L’articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all’applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l’acquisto e lo sviluppo di programmi radiotelevisivi. Alla Camera è stato ridotto l’ambito di applicazione della deroga.