E’ stata rinviata al 10 febbraio 2016 la discussione del ricorso al Tar di Adusbef, Federconsumatori e 12 azionisti della Banca popolare di Milano contro il regolamento di Bankitalia del 9 giugno 2015 sulla trasformazione delle banche popolari in società per azioni. In particolare, spiega l’avvocato di Adusbef Lucio Golino, i ricorsi delle associazioni dei consumatori e di alcuni azionisti della Bpm si discuteranno direttamente nel merito a febbraio.
In queste ore il Tar avrebbe dovuto pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva del provvedimento, ma tutti gli attori dei ricorsi, tranne alcuni soci di Ubi Banca e di altre banche popolari, hanno chiesto ai giudici di andare direttamente al giudizio di merito il 10 febbraio, rinunciando quindi a chiedere il provvedimento di sospensiva. Lo hanno riferito a Reuters tre fonti legali a diretta consocenza della vicenda. In particolare, si è deciso di rinunciare alla sospensiva sulla questione di Costituzionalità, che riguarda l’adozione da parte del governo dello strumento del decreto legge in mancanza – secondo i ricorrenti – dei presupposti di necessità e urgenza.
Nel pomeriggio il Tar del Lazio ha esaminato la richiesta di sospensiva del provvedimento di Bankitalia presentata da Ubi. In questo caso non era però in discussione la costituzionalità dell’intero provvedimento, ma un aspetto più tecnico: i legali dei soci di Ubi hanno chiesto che già nell’udienza odierna i giudici amministrativi si pronuncino sulla questione legata al regolamento di Banca d’Italia per quanto riguarda il divieto di costituzione di una holding, in forma cooperativa, cui assegnare il controllo della banca Spa.
Il Tar anche in questo caso non ha concesso la sospensiva non ravvisandone i presupposti di urgenza e ha rinviato il giudizio sul merito della questione al 10 febbraio 2016, come nel caso degli altri ricorsi.
Da parte sua, Bankitalia aveva presentato una memoria difensiva in cui sostiene che il nuovo regolamento attuativo della riforma adegua la normativa italiana alle regole già in vigore in diversi Paesi europei.
La riforma voluta dal governo Renzi obbliga le banche popolari con attivi superiori agli 8 miliardi ad abbandonare il principio del voto capitario e trasformarsi in Spa entro dicembre 2016.