Cade a picco il titolo in Borsa di Glencore, che nel primo pomeriggio arriva a perdere il 27% sul listino di Londra, il peggior ribasso del Ftse 100.
Prima dell’apertura degli scambi l gruppo aveva annunciato la cessione del progetto di Araguaia nel nichel in Brasile per 8 milioni di dollari a Horizonte Minerals.
Le azioni del gigante delle materie prime, che la settimana scorsa erano scivolate sotto quota 100 pence per la prima volta dalla quotazione nel 2011, viaggiano ora a quota 70 pence. Da inizio anno Glencore ha ceduto oltre il 70% del proprio valore.
Secondo gli analisti di Investec, con il perdurare dei prezzi bassi delle materie prime “quasi tutto il valore del patrimonio netto della Glencore svanirebbe in assenza di una sostanziale ristrutturazione del debito”.
Il colosso minerario guidato da Ivan Glasenberg ha già apportato un programma da 10 miliardi di dollari per la riduzione del debito che comprende anche una ricapitalizzazione e l’annullamento del dividendo. Anche Goldman Sachs ha detto che i recenti passi della Glencore per ridurre il debito e rafforzare il suo bilancio non sono sufficienti.
Il sell-off sui titoli minerari è però generalizzato. Insieme a Glencore, i sei peggiori titoli della seduta per l’indice delle blue chip britannico sono Anglo American, Antofagasta, Fresnillo, Bhp Billiton e Randgold Resources.
Fa eccezione Alcoa, che invece strappa del 5% dopo che il cda ha approvato all’unanimità un piano per separare le attività del gruppo in due società quotate in Borsa, ma indipendenti. Una decisione che arriva a conclusione della trasformazione pluriennale del gruppo: lo spin off, spiega una nota, darà vita ad una società upstream che sarà composta da cinque forti unità di business che oggi rispondono ai principali prodotti, tra cui bauxite, allumina, alluminio.